“Wilderness Road” è per tutti i fan di Gino Vannelli una gradita sorpresa. Sono passati infatti dieci anni dall’ultimo album composto da inediti (“Still Hurts To Be In Love” del 2012, infatti, era una rielaborazione di vecchi successi), dieci anni trascorsi dal musicista portando in giro per il mondo la raffinata miscela di soul, jazz e pop che gli ha garantito una costante stima da parte del pubblico e della critica.
Album che risponde anche alla necessità di aggiungere nuova linfa alle sue esibizioni live, “Wilderness Road” è il disco più intenso e riuscito dai tempi di “Nightwalker” (1981), non che “Yonder Tree” e “Slow Love” non avessero la giusta dose di fascino smooth-jazz, solo che la scrittura di queste nuove dodici tracce supera di gran lunga la qualità delle ultime prove discografiche, regalando al pubblico di Vannelli un album ben lontano dai raffazzonati progetti “Canto” e “A Good Thing”.
A sancirne la pregevolezza, una piccola gemma intitolata “Gimme Back My Life”, un soft-jazz-blues di rara intensità lirica che merita di stare al fianco dei classici del musicista. Ma tutto l’album dispensa classe e ricercatezza, con pezzi di bravura che farebbero impallidire molti aspiranti crooner, come le complesse scale armoniche di “The Long Arm Of Justice”, la raffinata confidenzialità e intimità di “A Long Dry Season” e la drammatica ballata pianistica alla Elton John/Billy Joel “The Woman Upstairs”.
Perfetto termometro dello stato di grazia di Vannelli è la nuova versione di “Wayward Love”, originariamente inclusa nell’album “Canto, una rilettura intensa e raffinata che rinuncia a inutili abbellimenti per catturare l’essenza poetica del brano.
La qualità degli arrangiamenti e della produzione è comunque ritornata ai fasti di album come “Powerful People” o "Storm At Sun Up", le prestazioni vocali sono non solo tecnicamente ineccepibili ma ricche di pathos: si ascolti il delizioso romanticismo d'antan di “Road To Temptation”.
Tutto questo, nonché l’assenza di un qualsiasi punto debole, conferma “Wilderness Road” come il degno prosieguo della carriera di uno degli autori più raffinati e iconici della scena pop-jazz americana.
20/12/2019