Una selvaggia big band alle prese con una materia sonora multiculturale, multietnica, multi-stilistica e multi-emotiva, una sinfonia del caos dove tutto è perfettamente in ordine: "Sand Enigma" non è solo il quarto album dell'ambizioso e geniale Sam Shalabi, ma è soprattutto l'unico progetto che osa scardinare gli elementi base della psichedelia e dell'avanguardia rock per reinventarne non solo i contorni, ma soprattutto l'essenza.
Nato in Libia da genitori egiziani, trasferitosi in Canada con i genitori a soli cinque anni, protagonista di alcune delle formazioni avantgarde più interessanti del panorama contemporaneo (The Dwarfs Of East Agouza, Wamp Circuit, Karkhana, Moose Terrific, Detention), Shalabi mette in scena l'album più ricco e geniale della sua pur lunga carriera.
Ben ventiquattro musicisti, coinvolti in un estatico flusso di jazz, noise, art-rock, world music ed elettronica. Settantacinque minuti abbondanti di distorsioni sonore, che prendono per mano un canto sensuale per spingerlo verso l'improvvisazione e la sperimentazione, elevando la voce a un grido o il silenzio al caos ("Safe Space").
C'è tutto un mondo nella musica dei Land Of Kush: lo spettro di Sun Ra si muove dietro le quinte della title track, ed è naturale pensare ai Popul Vuh mentre scorrono le note e la voce del piccolo capolavoro di sei minuti e ventisei secondi intitolato "Recuerdo", una canzone che grandi musicisti come Robert Wyatt, Scott Walker o Beth Gibbons bramerebbero avere nel loro repertorio.
Nulla è come sembra, in "Sand Enigma", Shalabi inganna l'ascoltatore con groove elettronici, apparentemente più tradizionali, conditi da ritmi etnici dal malizioso e istantaneo fascino ("Broken Maqams"), ma che difficilmente saranno apprezzati dai vostri vicini se provate ad alzare il volume ("Dol"). Per la fantasiosa "Aha", Shalabi crea un misterioso intreccio di arpe, sax e voci arabe. Più cristallino, agile e trascinante, invece, l'insieme di suoni e ritmi egiziani di "Trema".
Spetta all'esasperante indolenza di "Tensor" mettere la parola fine a questo grande meltin' pot sonoro tra Oriente e Occidente, un'elaborazione creativa laboriosa e inquieta, la cui bellezza non è facile da cogliere al primo ascolto.
"Sand Enigma" intreccia e mette in conflitto suoni e rumori, melodia e caos, passato e futuro, a volte sfiora l'incertezza e il dubbio, lasciando in parte perplessi, disturbati, ma mai stufi di proseguire nei meandri sinuosi e perigliosi di un disco disorientante ed entusiasmante come pochi.
13/12/2019