Momenti difficili, incomprensioni, voglia di restare soli, magari per “due giorni al mare”: gli elementi trainanti del nuovo disco di Nada, pragmaticamente intitolato “E’ un momento difficile, tesoro”, si snodano in quella che assume verso dopo verso i connotati di una diserzione dalle brutture della vita e del tempo; una fuga necessaria e costante, quella attuata da Nada per questo suo ritorno, dopo l’ottimo “L’amore devi seguirlo” del 2016. Un rientro che passa per un sentimento per l’appunto inseguito e finalmente afferrato, tenuto stretto stretto tra le mani, così che non possa mai più fuggire via, lontano. Nel video del singolo di lancio, “Dove sono i tuoi occhi”, la Malanima appare afflitta: sguardo basso ma infuocato e un grido di disappunto che infine sboccia nell’eterna voglia di vivere il giorno e la vita libera da recinti e costrizioni, da malesseri occidentali e dalle più sciocche inibizioni.
La solitudine dell’album precedente è ora contenuta in una vasca di emozioni nella quale affogare tutto e il suo contrario, quantomeno esorcizzarlo tra un’introspezione e l’altra, nell’invito sincero a restare comunque vicini, nell’arduo tentativo di scrollarsi di dosso i ricordi più difficili, magari accanto a un fuoco da accendere nel bel mezzo del deserto. La speranza che traspare nelle parole di Nada riscalda costantemente l’anima, e si consuma quando appare impossibile trovare qualcuno che possa in qualche maniera contribuire a smuovere le cose, fino a trovare quella che appare come l’altra "via", una scia ben più luminosa e insondabile; uno sguardo rivolto al firmamento, per tornare dulcis in fundo travolti dallo spazio infinito, un po’ come accadeva nei passi dell’album del 2014, “Occupo poco spazio”. E a tal riguardo, bastano e avanzano le parole della polverosa ballata “Stasera non piove”: “Io aspetto ogni sera su un prato che una stella illumini la strada/ illumini il pensiero/ buca il cielo e trova un posto dove nascere e morire è lo stesso/ dove nascere e morire è lo stesso/ Stasera non piove/ stasera il cielo butta lacrime disperate/ vedi là fuori, nessuno si muove/ non piove non piove”.
Ad accompagnarla, tenendola dolcemente per mano in questo suo nuovo cammino, è il buon John Parish (PJ Harvey, Eels, Giant Sand), che ritorna al fianco di Nada dopo lo splendido “Tutto l’amore che mi manca” del 2004. Il sound è asciutto e graffiante, essenziale e vitale come una rosa di Gerico. Pochi accordi, come quelli dell’introduttiva title track, due per l’esattezza, che proiettano l’ascoltatore nel consueto incedere melanconico e disilluso della Malanima, la quale tenta disperata di uscire in qualche maniera da questo mondo nuovo e terribilmente asettico, incapace di spingersi dentro di sé per vibrare ancora una volta di pura passione.
E se “Due giorni al mare” riprende le smanie del brano “L’estate sul mare” contenuto nel disco precedente, “O Madre” è specchiarsi dentro una vita vissuta e rivedersi alla stregua della propria madre, fino a confessarsi senza più alcuna paura: "O madre o madre madre mia/ Ero una ragazza poco attenta aperta a tutto/ Mi sono sfondata e ho provato tutto tutto tutto".
La profonda presa di coscienza prosegue tra un'andatura a tratti briosa (“Disgregata”) e una fioca luce che apre il cuore dopo anni di cammini piegati e spiagge “battute da un vento caldo, forte, che ci porta via la testa” e “sogni cancellati”; giorni che si perdono “nell’aria”, mentre si resta “prigionieri del futuro dentro un ideale antico”. “Angelo caduto dal cielo” è infine l’omaggio “indiretto” al più famoso dei suoi refrain, ed è una nenia introspettiva, un lento sofferto dentro cui sciogliere gli ultimi pensieri, arrancando “fuori dal branco” e con passo lento.
Passano gli anni, cambiano le mode, gli hype si sgretolano uno dietro l’altro, ma Nada è ancora lì, viva e ispirata, pronta ad accoglierci nella sua isola in cui il tempo scorre più lentamente e le lancette sono frecce da scagliare nel cielo infinito, come sonde in cerca di una verità che forse mai arriverà.
27/01/2019