Creato dalla Square, che all’epoca aveva già dato vita agli universi di “Final Fantasy” e “Mana”, “Chrono Trigger” venne distribuito nel marzo del 1995 in Giappone e pochi mesi dopo sul mercato nordamericano. È buffo pensare come un videogioco oggi conosciuto da chiunque all’epoca non trovò sbocco in Europa: a issare la sua fama nel corso del tempo hanno contribuito i numerosi sequel, nonché varie ristampe (l’ultima è dello scorso anno, per Windows).
“Chrono Trigger” è considerato uno dei giochi di ruolo tecnicamente più avanzati nel catalogo del Super Nintendo, insieme a “Final Fantasy VI” (1994) e “Seiken densetsu 3” (1995).
I tre titoli in questione spiccano anche per la qualità delle colonne sonore: “Seiken densetsu 3” fu affidato a Hiroki Kikuta, che creò dei file Midi da integrare a quelli già settati nel chip della console, dando vita a un suono profondo e multidimensionale; “Final Fantasy VI” passò invece alla storia per il lavoro di Nobuo Uematsu, non tanto sul trattamento timbrico dei Midi, invero piuttosto elementare, quanto per l’ambizione delle strutture, culminante in due brani lunghi rispettivamente diciassette e ventuno minuti (“Dancing Mad” e “Ending Theme”), un record per i videogiochi dell’epoca.
Uematsu fu il compositore di riserva scelto dalla Square anche per “Chrono Trigger”, dopo che Yasunori Mitsuda si ammalò per sovraccarico di lavoro. Gran parte della colonna sonora era già stata elaborata, ma mancava ancora l'accompagnamento di alcune scene. A giochi ultimati, si contavano cinquantaquattro tracce di Mitsuda e dieci di Uematsu, motivo per cui l'opera viene generalmente attribuita al primo (non solo per quantità: i brani più iconici sono tutti suoi).
È impressionante pensare che si tratti del primo tentativo di Mitsuda come compositore: fino a quel momento aveva infatti lavorato soltanto come tecnico del suono, tanto da arrivare a minacciare la Square di andarsene se non gli fosse stato dato più spazio. Lo spazio venne concesso e il risultato fu una delle colonne sonore che definirono quella generazione (insieme alle già citate, e ai lavori di Yuzo Koshiro e Masato Nakamura per il Sega Mega Drive). Da quel momento Mitsuda non sarebbe più tornato a fare il semplice tecnico del suono.
La Square Enix pubblica oggi la colonna sonora in Blu-ray. Al commento musicale sono abbinati video estratti dal gioco (ovviamente privi di effetti sonori), mentre chi non avesse un lettore Blu-ray sempre a portata di mano, troverà nel disco i file digitali dei sessantaquattro brani, in alta qualità. Finora l’unica edizione disponibile era quella di tre cd, risalente al 1995 e intitolata “Chrono Trigger Original Sound Version”, il che fa di questo Blu-ray la prima ristampa ufficiale e integrale.
Come andrebbe sempre ribadito ogni volta che si tratta l’argomento, non è necessaria l’esperienza del gioco per godere della relativa colonna sonora, così come molti ascoltano l’opera lirica dai dischi senza essere mai andati a teatro, o “La sagra della primavera” di Stravinsky senza aver mai assistito al balletto, o le colonne sonore di Morricone senza aver visto ogni film.
Mitsuda mette a frutto la propria abilità di tecnico nel ridurre tutti i limiti del chip audio del Super Nintendo, notoriamente sofferente a causa di un eccessivo riverbero e del timbro ovattato delle percussioni. Difetti che Mitsuda fa scomparire, restituendo un suono dinamico e ricco, che oggi risulta incredibilmente nostalgico ma all’epoca sembrò aprire le porte del futuro. Si percepisce che l’orchestra e gli strumenti solisti non sono autentici, ma si tratta di approssimazioni Midi capaci di assumere vita propria e donare alle composizioni una peculiarità che, con una strumentazione reale, non potrebbero vantare.
In oltre due ore di musica, Mitsuda spazia in lungo e in largo, inglobando simulazioni di marce sinfoniche e musica classica occidentale, toni tastieristici prolungati come da manuale della musica ambient, influenze di musica etnica (dal folk nipponico agli strumenti tradizionali dell’Asia del Sud), e più sporadicamente brani upbeat piazzati al punto giusto, se non direttamente electropop a presa rapida (si pensi a “Robo’s Theme”). La levigatezza dei suoni, le atmosfere costantemente eteree e le coltri di tastiere elettroniche hanno spinto molti a paragonare i timbri di “Chrono Trigger” a quelle della new age anni Novanta.
In effetti, la parentela è evidente sia per quanto riguarda i tratti percussivi più concitati, vicini al cosiddetto tribal ambient, sia le parti influenzate dalla musica sinfonica occidentale (che si sposava piuttosto bene all’elettronica new age, come comprovato dagli stessi Dead Can Dance), sia ovviamente i momenti più rilassati, che si risolvono in musica ambient al contempo romantica e meditativa.
In una tale mole di proposte, preferire un brano all’altro è mera questione di inclinazioni personali. Ce ne sono alcuni che tuttavia spiccano sugli altri per fama e/o originalità: “Chrono Trigger” (ritmo militaresco, staccato d’archi e tema di legni), “Secret Of The Forest” (a un passo dai brani di Joe Hisaishi per i film di Takeshi Kitano), “Burn! Bobonga!” (tappeto di percussioni su suggestioni mediorientali), “A Shot Of Crisis” (jazz-funk tecnologico), “Remains Of The Factory” (downtempo per marimba e chitarrina sincopata), “Last Battle” (frenetico horror synth in salsa corale), “Corridors Of Time” (sitar, tablas, gamelan e struggenti melodie elettroniche) e “Schala’s Theme” (ambient per xilofono, percussioni africane, archi e clarinetto). Gli ultimi due, in particolare, sono fra i brani più iconici nella storia dei videogiochi: nella loro incorporea perfezione potrebbero fare da base per qualche moderno pezzo rap d’atmosfera (nevvero, Logic e Wiz Khalifa?).
Le dieci tracce di Uematsu non raggiungono tanto splendore, ma sono comunque molto azzeccate, spaziando dall’ambient (“People Without Hope”, con tanto di basso fusion) al prog (“Boss Battle 1”, che non rinuncia a mostrare l’amore dell’autore per Emerson Lake & Palmer).
31/07/2019