Sulla copertina, la producer venezuelana (nata Alejandro Ghersi) appare come un’entità la cui umanità è ormai preda del mondo macchinale, per cui non sorprenderà rintracciare, nei trenta frammenti di cui l’opera si compone (e che la stessa Arca ha definito “quantum”), un sound (che è essenzialmente quello della deconstructed club) al confine tra l’ortodossia di un sentire ancora “umano troppo umano” e l’anomalia iniettatavi da un uso spericolato e sperimentale dell’elettronica.
Nella sua furia decostruttiva, di quel sound Arca esaspera forme e timbri, deformandone la carnalità astratta e immergendolo in un flusso di coscienza che non di rado sfiora l’abbaglio onirico, tra pulsazioni ossessive, deragliamenti ed esplosioni, voci in fantasmatico loop, scariche harsh-noise, carrellate di ambient-music malsana, nebbie chimiche, feticci di industrial, liturgie oblique, vertiginose dilatazioni che tendono alla dissoluzione senza freni e incubi che minacciano tutti gli after-hours possibili.
Inutile citare un “quantum” tra gli altri. Sappiate solo che in “@@@@@” troverete le caratteristiche essenziali (synth misticheggianti, ritmi come a-ritmie di un cuore malandato, voci processate che sembrano giungere da qualche paradisiaca sorgente e macchine torturate) di uno stile ormai riconoscibilissimo e sempre più mimesi della vita frenetica e un tantino allucinata di questi ultimi anni.
(05/05/2020)