Diradata la nebbia di quel misticismo che adornava le pur intense pagine di “Cosmic Wink”, quel che resta è un folk dai tratti ingenuamente psichedelici e naif, radicato nello stesso tempo nelle moderne alterazioni pop alla Kacey Musgraves.
Nonostante il titolo magico e fatato, “Sorceress”, il nuovo album di Jess Williamson segna il passaggio dalle sognanti utopie del precedente album a tematiche personali o sociali, quindi più reali, tangibili. E’ comunque un progetto ricco di insidie, il quarto disco della cantautrice di Dallas: il processo di reinvenzione è ambizioso, con una scrittura più sfaccettata, che alterna fulgide creazioni pop a ballate piacevolmente ordinarie.
Jess Williamson sembra consapevole del rischio partorito dal connubio tra sortilegi sonori e nostalgie country-western, ma con un tono vocale sicuro e un’ariosa estetica made in Usa, attraversa indenne decenni di storia della musica pop e folk, corteggiando anche le grazie del synth-pop senza perdere in genuinità espressiva.
Registrato tra Los Angeles, New York e un vecchio ranch in Texas, “Sorceress” mostra subito i muscoli nell’ambigua ed evocativa “Smoke”, tra dolcezze e iniezioni di ritmi che creano dipendenza emotiva, subito consolidata dal groove ritmico psych-rock della sorprendente “Wind On Tin”, osando ancor di più nello sgargiante pop anni 80 di “Infinite Scroll”, con un tappeto di synth che rasenta il kitsch in stile soft-porno.
Sul versante più tradizionale, la Williamson non cede il passo alla prevedibilità: la spiritualità della title track e l’affascinante semplicità di “Rosaries At The Border” sono seducenti quanto basta, mentre il leggero mood funk non altera le atmosfere in stile Laurel Canyon di “As The Birds Are”.
Il lussuoso folk-pop della musicista americana a volte richiama l’estetica mainstream di Faye Webster, con incursioni nel soul-pop (“Love's Not Hard To Find”), ninne nanne natalizie (“Ponies In Town”) e dream-pop incantevoli (“Gulf Of Mexico”).
Qualche lieve incertezza (“Harm None”, “How Ya Lonesome”) mette a dura prova l’omogeneità di “Sorceress”, ma per un’artista in cerca di un’identità indipendente, queste undici canzoni rappresentano un ulteriore passo nella giusta direzione.
(26/07/2020)