Vedere attraverso il suono. A due anni di distanza dall’ottimo “Listening To Pictures”, che ne sanciva il ritorno dopo uno iato lungo ben nove anni, prosegue lungo la rotta sinestetica del suo nuovo approccio compositivo il percorso sonico di Jon Hassell e lo fa arricchendosi di un nuovo volume della serie "Pentimento", capace di confermare e ampliare la feconda prospettiva verso una contemporanea e rivitalizzata visione del suo alchemico quarto mondo.
A nutrire le otto derive di questa nuova, ammaliante traiettoria attraverso liquidi paesaggi che condensano istanze passate e schegge di futuro in un eterno presente, sono le medesime logiche e gli stessi elementi che strutturavano il suo notevole predecessore. Vapori sintetici densi e oscuri e tessiture ritmiche dall’intensità /consistenza cangiante sono il substrato dal quale continuano a emergere oblique risonanze scomposte e rimodulate, fondamentale marchio di fabbrica dell’universo hasselliano. Cristallizzato in sequenze sempre più consapevoli ed espanse, ancora una volta prive di confini tracciabili e ambiti identificabili, l’estro trascendente del trombettista di Memphis dipinge un multiforme scenario in cui cromie vivide e segni decostruiti e sovrapposti si intrecciano lasciando scaturire un prepotente immaginario dallo sviluppo vorticoso e magnetico.
Capisaldi del viaggio sono le due dilatate escursioni sonore poste in apertura e chiusura del lavoro, quali preziosi estremi di un’esplorazione poliedrica che nasce dalle ipnotiche e striscianti trame dell’inquieta “Fearless” e si esaurisce nel nervoso e frastagliato incedere di “Timeless”, evidenziando una circolarità che ha nelle sue sfumature cosmiche l’elemento persistente. Incastonata tra questi due poli si ritrova una sequenza di visionari sprazzi che si muovono tra sinuosa epopea da cui si libra più marcata l’inconfondibile, elaborata voce della tromba (“Moons Of Titan”, “Lunar”), nebbiosi intermezzi spettrali (“Unknown Wish”, “Cool Down Coda”) e astrazioni dagli echi davisiani costellate da luminosi glitch (“Delicado”, “Reykjavik”).
Fedele alla sua costante ricerca di una dimensione inclusiva e altra, Hassell ci regala un nuovo tassello di una musica possibile che non smette di incantare per la grazia con cui si rivela ai nostri sensi.
08/08/2020