Il buon Billy D sparisce nel deserto, con una valigetta e una bottiglia di vino (ma va?); tra voci di rapimenti alieni e di dark web la squadra Puscifer crede che per rintracciare il disperso siano necessari ponti stesi tra intuizione e tecnologia. Il micelio metaforico tra matematica e passione, arte e ordine, speranza e prova dovrebbe riuscire a condurli alla posizione del povero Billy.
Capito niente? Eh. Eppure questa è la storia dietro al nuovo lavoro dei Puscifer, moniker del terzo progetto di Maynard James Keenan (leader di Tool e A Perfect Circle) che, ormai giunto al quarto album da studio, è famoso per essere all'insegna della sperimentazione tra elettronica, industrial, rock e, soprattutto, cazzeggio e divertimento.
“Here we are/ in the middle of our/ existental reckoning”, declama Keenan nell'iniziale “Bread And Circus” che delinea quello che dovrebbe essere il tema musicale dell'album, tra elettronica spaziale, droni e contrappunti vocali, un linguaggio-tramite tra alieni e terrestri che esplori quell'insieme di derivazioni che sono propri del micelio metaforico di cui sopra. La resa dei conti esistenziale potrebbe palesarsi in una figurata lotta musicale tra una oppressiva razionalità alieno/elettronica e un resistente istinto umano/rock, espressa al meglio in “Grey Area” (a parere di chi scrive, uno degli episodi più riusciti) in cui tra echi e riverberi cosmici e battiti sintetici compaiono riff di chitarra con un canto compresso prima e liberatorio poi. Ma anche nel finale di “Theorem” e in una "UPgrade" in cui l'armonia vocale viene sovrastata e interrotta da una voce robotica che comunica “Please do not power off, un plug, reset, or shut down your system while your upgrade is in progress...”.
Ma quell'“Interchangeable/All Sensational” cantato nell'area grigia di cui sopra funziona solo in parte, “Bullett Train To Iowa” sembra solo un extra dei Tool e le electro-suite di “Personal Prometheus” e “A Singularity” sono troppo piatte per non annoiare nella loro lunghezza. Vanno già meglio le arie da Depeche Mode Remix di “Postulous” e “Bedlamite” o una “Fake Affront” con tutta la sua rabbia offensiva e ironica (“we've heard it all before/ shut the fuck up”).
Completano l'album “Apocalyptical” e “The Underwhelming”, paracule quanto basta ma ben integrate in quel mix tra carne e macchina che doveva essere il fulcro di questo nuovo capitolo dei Puscifer che, alla fine, risulta riuscito a metà; paradossalmente quello che, opinione personale, sembra essere, nel confronto con gli album precedenti, il lavoro più coeso e aderente a un'idea o un progetto è anche quello che potrebbe più scontentare i fan ma, conoscendo Keenan e compagni, potrei aver letto tutto con troppa serietà e, in ogni caso, di sicuro i Puscifer, incuranti di critica e pubblico, si faranno le grasse risate e apriranno un'altra bottiglia di vino pensando al prossimo esperimento.
09/11/2020