Da emulo dei Sixties, Jason Brewer si è ormai trasformato in viaggiatore del tempo. Nessuno come lui è riuscito a captare l’energia del pop, del beat e del surf degli anni Sessanta: sarà merito dell’ossessione di Brewer non solo per l’arte sopraffina di Dusty Springfield, dei Beach Boys e di Smokey Robinson, ma anche per quelle figure minori e di culto che hanno creato la mitologia del pop di quel decennio (Turtles, Monkees, Curt Boettcher, Association). Ed è proprio dalla profonda conoscenza dei segreti della musica pop americana che nasce il quarto album dei The Explorers Club, dodici canzoni originali che potrebbero essere benissimo dei classici del passato, anche per le evidenti citazioni di armonie e riff dal sapore familiare.
Non sono solo la perfezione degli arrangiamenti orchestrali, o le armonie in bilico tra Beach Boys e Miracles, o il fascino irresistibile dei refrain a catturare la fantasia: c’è un brio, uno swing che non immagineresti essere frutto di una band contemporanea, così come il lieve mood soul di “One Drop Of Rain”, l’effetto nostalgia di “Ruby” e il lento da juke-box estivo “Mystery” non sono semplici canzoni ma delle macchine del tempo, proiezioni di un passato che grazie a The Exploreres Club non è del tutto perduto.
Tutto l’album è posseduto da quest’aurea atemporale: Jason Brewer tocca vertici di perfezione che solo Todd Rundgren aveva raggiunto in album come “Faithfull“ e “Deface The Music”. Le tentazioni della bossa nova in “Dream”, le più colte citazioni di “Don’t Cry” e l’atmosfera da musical di “Love So Fine” sono artigianali restaurazioni sonore ricche di magia.
Ispirato e in piena estasi retrò, Jason Brewer azzarda anche un'incursione nella musica da film televisivi vintage (“Dream World”), rinforza il ritmo e ne stempera l’ardore con il banjo in “Say You Will”, per poi gettarsi nelle braccia di una psichedelia grezza e lontana dai fumi del movimento hippy (“Somewhere”). Non senza tralasciare le glorie del sunshine pop nella splendida “Look To The Horizon”, brano che chiude l’album ma non il racconto delle avventure della band che ha abbinato al progetto un disco di cover, che raccontiamo altrove.
(22/07/2020)