Fisz e Emade, al secolo Bartosz e Piotr Waglewski, sono da anni il simbolo per eccellenza dell’alternatività musicale polacca. Il loro ibrido tra conscious hip hop, indietronica e rimandi wave è ormai inconfondibile e, pur non regalando mai facili compromessi a un’integrità artistica strenuamente difesa, riesce ugualmente a conquistare il grande pubblico, come il numero 1 in classifica ottenuto da “Ballady i Protesty” (loro ottavo album insieme) è lì a dimostrare. Un lavoro di grande portata concettuale, che deborda di ambizione, non solo per la sua durata (97 minuti di musica per 18 canzoni), ma anche per importanza dei temi trattati e varietà di idee esplorate.
Il mondo visto dagli occhi di Fisz e Emade è una discarica a cielo aperto che sta bruciando da molto tempo, come il “singolo” apripista “Nie za miłe wiadomości” racconta, su un tappeto elettronico ossessivo a metà tra il tardo Leonard Cohen e le progressioni ipnotiche di Jamie xx. Il brano è un lungo e cupo spoken word che evoca paesaggi da incubo, anche grazie al supporto del potente videoclip che mostra angoli di pianeta desolati e abbandonati a sé stessi.
L’altro singolone è “Za malo czasu”, un frenetico e convulso conscious hip hop che rievoca le sonorità urban del The Streets di “Original Pirate Material”. “Muzyka jest o nas” e “Spektrum Barw” sono invece due brani art-pop di gran classe, aggraziati da ricami di chitarre melodiose e linee di basso dal mood notturno. “Kurz” è spettrale invettiva pro-Lgbt su base minimal techno, mentre “Kominy” è un’atmosferica ballata con sfumature downtempo.
Il secondo disco continua l’esplorazione di tematiche di grande attualità, con un focus particolare sugli effetti della pandemia – il distanziamento sociale visto come metafora dell’alienazione nella gelida “1,5 Metra” – e sul gap rispetto alla generazione TikTok vissuto con ironica consapevolezza nelle sarcastiche “2020” e “Ok Boomer”, tra i brani più rap del lotto. Altro highlight di questa seconda metà è la scalmanata “Mój kraj znika”, un garage rock al fulmicotone che prosegue sui toni di protesta dei brani di cui sopra, attaccando il governo riguardo alle pressioni censorie esercitate su Radio Trójka nel maggio del 2020.
Pienamente convinti del loro spessore artistico e fieri portavoce di un pensare differente nel mare magnum di una società sempre più omologata, Fisz e Emade continuano a essere un'autorevole voce fuori dal coro. “Ballady i Protesty” – il loro disco più bello dai tempi di “Mamut” – lo ribadisce in modo inequivocabile.
03/01/2022