Scompare la lettura dei testi della "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" per dieci strumentali che, a dire del compositore, sarebbero la colonna sonora giusta per poter riflettere in pieno sul significato di quei testi. Quindi "Voices 2" si collega ancor più saldamente al primo album, come continuazione meditativa sul significato più profondo di un testo immortale e, ahimé, letto poco o senza l'attenzione necessaria.
Richter evoca mondi solitari e spazi di riflessione, come con "Psychogeography" che riprende le melodie di "All Human Beings" o col piano di "Mirrors" che si ricollega a "Origins". È in un certo la missione iniziale di Brian Eno portata a compimento, quel tentativo di "creare uno spazio invalicabile di pensiero", un luogo protetto dove è possibile riflettere ed essere se stessi in modo autentico, un luogo che sia inaccessibile al non-pensiero dominante e alla frenesia inutile della vita quotidiana.
Brani come "Soliaries" o "Followers" evocano proprio spazi simili, protezione dal caos e dal non-senso. In particolare quest'ultima, celebrando le voci delle vittime delle violazioni dei diritti umani, risulta senz'altro la più commovente.
"Mercy Duet" chiude invece l'album con un pianismo tipicamente nello stile di Richter. Per il resto le versioni alternative di "Little Requiem" (per violoncello) o i brani per piano come "Origins (solo)" sono troppo simili agli originali per destare un vero interesse.
Forse solo un'appendice, "Voices 2" è un album che merita comunque un ascolto per gli appassionati che in questi anni hanno seguito con passione la discografia di Richter.
(27/06/2021)