A meno di un anno di distanza da “Moral Panic”, il terzo album realizzato dai Nothing But Thieves, la band originaria dell’Essex pubblica un’appendice contenente cinque inediti, anche se concepiti e registrati in session successive, quindi completamente svincolate dal precedente lavoro. La formula stilistica della formazione guidata da Conor Mason resta sostanzialmente la medesima, ma questa volta il suono risulta ben più aggressivo del solito, per un Ep che si presenta come uno dei lavori più solidi e compatti fin qui da loro realizzati.
La doppietta posta in apertura è una dichiarazione d’intenti: “Futureproof” e “If I Were You” puntano con decisione sulle chitarre elettriche, dirette e “loud” sin dalle prime note, con quell’atteggiamento ormai consolidato che coniuga il suono dei Muse a quello dei Radiohead di “The Bends”. Due tracce quasi brutali se confrontate con i singoli di successo studiati a tavolino che li hanno resi famosi, quali “Amsterdam”, “Sorry” e “Impossible”. Decisamente più morbida, la successiva “Miracle, Baby” è invece costruita su un’andatura che ricorda a tratti gli Smashing Pumpkins di “Ava Adore”.
Ma a conferire ulteriori punti a questa release, provvedono i due episodi finali: la quasi stoner “Ce n’est rien” è il momento più “duro” e intransigente finora mai registrato dai Nothing But Thieves, la conclusiva “Your Blood” è una magistrale Radiohead song, che parte cullandosi sulla dolcezza degli arpeggi di chitarra per poi schiudersi in un crescendo dal passo epico, che torna a evidenziare le ineccepibili doti vocali di Mason.
A conti fatti, i Nothing But Thieves riescono a rendersi ancor più efficaci nel formato ridotto dell’Ep, quello che non lascia spazio agli inevitabili riempitivi che in alcuni casi hanno condizionato i loro album.
27/07/2021