C'è qualcosa di cupo che alberga negli infiniti paesaggi naturali del nord inglese, una desolazione che nasconde un contradditorio fascino, spesso fonte d'ispirazione in ambito artistico. Questo è il presupposto che connota l'etereo quadro stilistico dipinto in "Day By Day", l'interessante disco di debutto dei White Flowers, duo composto da Joey Cobb e Katie Drew che prende spunto dai canoni di un dream-pop contaminato da venature shoegaze, per codificare il tipico scenario monocromo di chi è cresciuto tra le colline del Lancashire.
Una fabbrica tessile abbandonata è il quartier generale da dove sono sgorgate le dieci tracce glaciali, concepite nel corso di parecchi anni, soprattutto dopo il rientro verso la natia Preston al termine degli studi svolti in quel di Londra.
I confronti con i Beach House sono inevitabili e s'insinuano molto più in profondità dell'analoga complicità artistica uomo-donna. Le tracce sono costruite sul medesimo canovaccio: le stordite linee di chitarra, le suggestive tessiture dei sintetizzatori e i penetranti vocalizzi della Drew offrono una buona, anche se troppo evidente, celebrazione dell'outfit del duo di Baltimora. La produzione affidata a Jez Williams dei Doves non sembra essere stata la scelta più azzeccata, anche se utile, talvolta, nell'aggiungere un sottile velo di vernice lucida al patinato contesto.
Brani come "Night Drive" e "Stars", in particolare, si fregiano di una recondita ispirazione post-punk, mentre il classico dream-pop spunta, nella sua dolce oscurità, nelle sfumature gotiche anni 80 di "Help Me Help Myself". I momenti più interessanti affiorano quando i White Flowers provano a spingersi oltre questi parametri autoimposti, come nel vasto panorama proposto dalla title track, con il suo drone pulsante, nell'epico trip-hop profondamente sintetizzato di "Tried To Call", nell'imprevedibile "Portra", che personalizza con efficacia le brumose atmosfere dei Portishead o nei cadenti ramoscelli collocati tra Joy Division e Cocteau Twins che ben contornano l'oscuro synth-pop presentato in "Different Time, Different Place".
Un debutto brillante, che deve essere utilizzato dai White Flowers come trampolino di lancio per liberarsi dal peso delle riconoscibili influenze, e credere, con più coraggio, nel proprio potenziale che non sembra per nulla trascurabile.
14/06/2021