Bruno Bavota - Chantal Acda

A Closer Distance

2022 (Temporary Residence)
songwriter
7.5

Sia Chantal Acda che Bruno Bavota avevano pubblicato nel 2021 il loro disco pandemico. La cantautrice belga continuava in “Saturday Moon” il suo processo di ricerca delle vie comunicative dell’ineffabile, mentre il polistrumentista campano, rinchiuso tra le mura di casa, provava a elaborare con loop e pianoforte l’esperienza dell’isolazione sociale. Ed è proprio da partiture pianistiche vicine a quelle delle “Apartment Songs” che trae origine e ispirazione l’album “A Closer Distance”, unione perfettamente riuscita tra la voce autoriale di Chantal e le elegie strumentali di Bruno.

 

“A Closer Distance” non tematizza semplicemente l’isolamento pandemico, ma si allarga a una riflessione riguardante la comunicazione e i rapporti interpersonali, intrecciandosi così, in maniera del tutto naturale, alla recente produzione di Chantal Acda. Centrale è, fin dal titolo, l’ambivalenza “closeness-distance”, “vicinanza-distanza”. Un’ambivalenza che non è assolutamente concepita come relazione dicotomica, ma piuttosto come uno spazio indefinito e fluido, malleabile, estendibile e comprimibile, nel cui cuore fiammeggia sempre l’immagine, o l’astrazione, del concetto di casa. Si tratta di una triangolazione praticamente costante che assume, di volta in volta, sfumature differenti.
Emblematica diventa allora la rarefatta traccia posta al centro della raccolta, “Slowmotion”, in cui i riferimenti simbolici di questa triangolazione si immergono nello scorrere del tempo e nell’ineluttabile ciclo dell’esistenza. Tra morte e vita, giorno e notte (i referenti sono disposti a chiasmo dalla stessa cantautrice) il pianoforte di Bruno e la voce penetrante di Chantal celebrano un rito laico di abluzione dello spirito, una sorta di purgazione musicale del motivo iconografico della danza macabra, che trova in questi primi anni Venti, scossi da pestilenza e guerra, nuova attualità.

Domina dunque una sacralità senza tempo, così come senza tempo è la tecnica, già largamente sfruttata in epoca medievale, di recupero verbale e tematico utilizzata per connettere tra loro le liriche del macrotesto. Tramite riprese e riferimenti interni, le canzoni dialogano tra loro e vanno a comporre un lungo poemetto esistenziale. Ad esempio, “Sirens”, l’unico pezzo in cui la chitarra acustica si unisce al telaio pianistico dominante negli arrangiamenti, e la commovente “Still I” si affrancano tra loro sul motivo dello stringimento delle mani. Un’immagine, questa, che, insieme alla centralità della parola “home” nel testo di “Closeness”, diviene il simbolo della resistenza emotiva alle intemperie del nostro presente, un anelito alla vicinanza e alla compassione, piuttosto che alla distruttività e all’allontanamento.

 

Nonostante nella seconda parte del disco, in particolare in “Days Like These” e “Her Eyes”, spiri un vento di rinuncia e sconsolatezza, la conclusione apocalittica con “Eveything Collides” (“and before we know/ we will enter fall/ and everything collides in pieces”), nasconde tra i suoi versi e tra i suoi accordi un barlume di speranza, un lumino debole, fioco, ma apparentemente inestinguibile. Ed è di questa fiammella che avremo probabilmente bisogno nei prossimi mesi bui, freddi e incerti; di una fiammella che può diventare vampa con il giusto combustibile, come ci ricorda la deflagrante e intensa commistione di modern classical e cantautorato realizzata da Acda e Bavota.
“A Closer Distance” è un disco delicatamente fragile, intimistico, ma soprattutto necessario, un vero e proprio santuario musicale che spero possa rinfocolare e avvicinare il cuore di molti e molte di noi, non solo oggi o domani, ma anche negli anni a venire.

01/10/2022

Tracklist

  1. Connecting Dots
  2. Sirens
  3. Still I
  4. Closeness
  5. Slowmotion
  6. Days Like These
  7. Her Eyes
  8. Lullaby For Loved Ones
  9. Everything Collides




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