L’uscita numero 55 del prestigioso catalogo DEEWEE ci viene presentata come la più importante in archivio – e forse lo è davvero. Mai prima d’ora, infatti, il marchio belga fondato dai Soulwax aveva trovato una coppia di autori in grado di spingersi con tale convinzione dentro agli esclusivi meccanismi della blogosfera anglofona: ecco Charlotte Adigéry & Bolis Pupul, entrambi già sotto DEEWEE con i rispettivi lavori solisti, e adesso in coppia per un album che è stato anticipato per mesi da vari brani e un martellamento mediatico degno di una major.
I crismi di un lavoro capace di far breccia oltre i soliti ascoltatori c’erano tutti: due geografie inusuali – Charlotte è belga di origini caraibiche, Bolis Pupul cinese da Macao - e tredici canzoni dalle tematiche sociali attualmente molto calde, montate su un impianto electro accattivante ma sempre avantgarde. Fa fede soprattutto il titolo del disco, invero azzeccato come pochi: se “topical” fa riferimento ai temi trattati e “dancer” ne indica l’inedito vestito musicale, il gioco di parole con l’espressione “tropical dancer” – e per estensione “exotic dancer”, termine che indica gli spogliarellisti – lascia intendere tutta una serie di congetture occidentali atte a stereotipare quanto percepibile come esotico e diverso per etnia, cultura e orientamento sessuale o di genere – ed è proprio qui che i due vanno ad affondare il coltello.
Pitchfork ha già insignito “It Hit Me” del titolo di Best New Track, e non è un caso: lungo cinque minuti di muscolosi beat digitali e metalliche modulazioni vocali, Charlotte & Bolis raccontano a turno una serie di scomodi e segnanti momenti topici vissuti durante gli anni formativi – fa invero rabbrividire la storia di un’appena tredicenne Charlotte, seduta alla fermata dell’autobus, che si trova osservata con insistenza da due uomini adulti, una situazione sulla quale si può scommettere molte altre donne al mondo avrebbero qualcosa da dire.
Il nocciolo di “Topical Dancer” sta tutto qui: Charlotte è la voce concertante che parla a ritmo come una più pragmatica versione di Manthe Ribane, Bolis l’addetto ai macchinari. “Esperanto” si conclude con una serie di sarcastici slogan “don’t say/do say”, un espediente che usava addirittura il Guardian nelle sue celebri colonne umoristiche da water cooler. La delicata “Reappropriate” ineggia alla riconquista della propria femminilità senza mezzi termini, “Blenda” affronta le micro-aggressioni di stampo razziale che Charlotte ha vissuto quotidianamente sulla propria pelle sin dalla nascita nel bianchissimo Belgio. Sul finale, “Thank You” è piuttosto un fanculo con sorriso passivo-aggressivo stampato in volto.
Allora cos’è che non quadra? C’è che una buona fetta di questi brani avranno una funzione in contesti storicamente meno aperti alla diversità, visto il modo in cui i lineari testi recitati da Charlotte educano l’ascoltatore con piglio didattico, ma sfondano anche una porta aperta per chiunque, nella vita, abbia già avuto un po’ di confronti con la società moderna. Nella lunga tradizione di musica fatta da personaggi non allineati che hanno saputo ineggiare alla propria diversità, “Topical Dancer” suona goffo e formulaico, animato com’è da una serie di ingessati slogan da attivismo su Twitter che non si tramutano certo in arte solo perché c’è stato messo un beat in sottofondo. Una volta capito il trucco e scovati quei due o tre momenti pungenti, l’ascolto rischia di diventare immediatamente obsoleto. Se le basi di Bolis mandano avanti la baracca, la cantilena di Charlotte è sin troppo priva di poesia.
Risaltano quindi brani come “C’eci n’est pas un cliché”, che monta tutte le espressioni più stereotipate e abusate della popmuzik anglofona in un collage intelligente, o anche l’esperimento dadaista “HAHA” e la più melodica “Hey”. Svetta poi la squadrata e teutonica “Ich Mwen”, che affronta i dubbi esistenziali associati alla maternità tramite un confronto generazionale con la madre. Sono questi i momenti nei quali Charlotte Adigéry & Bolis Pupul dimostrano di avere la stoffa non solo per gli arrangiamenti ma anche per condurre un messaggio con la giusta ironia.
Non un’occasione totalmente persa, quindi, ma “Topical Dancer” non è neanche quel gran disco che era lecito aspettarsi dopo tutti questi mesi d’attesa.
10/03/2022