No room for missteps
Easily caught in spiderwebs
Wisdom feels worthless when compared to innocence
(Ego-Death)
È una ricerca della purezza, quella che hanno intrapreso i Foxtails, mossi da un desiderio di candida innocenza, Santo Graal che il gruppo del Connecticut sembra trovare nelle catarsi dei suoi viaggi ai confini dello
screamo.
Il genere d'elezione dell'ex-terzetto, ora quartetto, è spinto in questo "Fawn" sempre più verso le sue estreme conseguenze, fino a un punto di non ritorno cui chiunque voglia intraprendere lo stesso viaggio d'ora in avanti dovrà guardare.
È proprio la modifica alla formazione che aiuta i Foxtails nei loro intenti: l'ingresso in pianta stabile del violinista Jared Schmidt porta il gruppo in una dimensione totalmente nuova che disintegra strutture regolari e ricama arabeschi intorno alla struggente voce di Megan Cadena-Fernandez.
In "Fawn" ogni cosa immaginabile sembra essere possibile: i Foxtails raggiungono vette sempre più alte e lo fanno con ogni mezzo a loro disposizione. L'
incipit del disco, "Ego-Death", è già da antologia, traccia di poco più di due minuti che si apre all'insegna di minacciose chitarre diradate, accompagnate da un danzante violino alla
Dirty Three prima che la potente voce della Cadena-Fernandez irrompa fragorosamente sulla scena, facendo piazza pulita delle certezze del genere e della vita.
Le traiettorie sono dunque ridisegnate ma tutto fanno tranne che seguire percorsi precisi. I nuovi sentieri si inerpicano tra asprezze post-
hardcore e panorami post-rock ("Star-Crossed", "Catalyst", due
highlight assoluti). Versanti freddi e innevati tra i quali improvvisamente si scorgono laghi cristallini e distese verdeggianti.
Bellezze mozzafiato ma laceranti, poiché insidiate da una costante oscurità di fondo. Cupezze incarnate dal basso
slintiano di "Gallons Of Spiders Went Flying Thru The Stratosphere" che torna in "Space Orphan", cavalcata che inizia nel buio chamber-rock di "So It Goes" ed è trascinata verso lo sconfinamento di pensieri nero pece cui conduce la voce di Cadena-Fernandez, ora carezzevole, ora disperata, accompagnata nel finale dalla deflagrazione di violino, chitarre e batteria.
Un'abilità di gestione dei momenti, quella della
vocalist (ma in generale del combo) che si ritrova lungo tutto il percorso, dando vita a brani dal profondo pathos, tanto negli episodi complessivamente più distesi ("Life Is A Death Scene, Princess", "La belle indifférence") quanto in quelli più schizofrenici ("Ataque de nervios", "Gazelle") che riportano il
midwest-emo ai fasti del lontano
Lonesome Crowded West.
La chiusura affidata a "Paper Tiger" è il perfetto compendio finale del disco, un lavoro dalle anime molteplici, pregno di istanti liberatori e attimi estatici che porta i Foxtails vicino a giganti come i
Touché Amoré.
Da sottolineare il meraviglioso lavoro sulle ritmiche che, senza seguire alcun tipo di canovaccio, alternano rilassatezze jazzate ad accelerazioni punk, passando attraverso sfuriate vicine a certo
metal e incastri di matrice math senza mai risultare fuori luogo.
"Fawn" è un'opera coraggiosa e intrigante, che non sembra mai ricercare la complicatezza o il gesto ad effetto per il puro desiderio di sorprendere, ma sempre in relazione alle naturali e accidentali deviazioni della nuova via che il quartetto ha intrapreso per trovare purezza e innocenza là dove non si vede altro che insidia e dolore.
26/01/2022