Avevamo lasciato il progetto Girlpool con un abbraccio simbolico sulla copertina di “What Caos Is Imaginary”, e a distanza di tre anni ritroviamo Harmony Tividad e Avery Tucker più uniti che mai nella cornice sintetica di “Forgiveness”, lavoro che rappresenta un distacco abbastanza netto dal passato. Portato da sempre a giocare e sperimentare con un sound tra folk e indie-pop, mescolandovi punk, blues acustico e slowcore, il duo ha deciso stavolta di accantonare tali influenze secondarie e optare per contorni synth-pop, industrial e territori limitrofi, con qualche svolta neo-soul.
Avery e Harmony si alternano alla voce e a sorprendere piacevolmente è il primo, poiché protagonista di alcuni dei momenti migliori dell’album, come la ballad emo-folk “Violet”, i beat della fin troppo breve “Light Up Later”, collaborazione con l’artista neo-soul Zsela, che se sviluppata maggiormente avrebbe potuto rendere ancor meglio, e i synth scuri ai limiti della witch house tra atmosfere eteree e goth di “Country Star”. Il punto più alto è tuttavia rappresentato dalle liriche di “Faultline”, traccia nata dopo una notte brava di Tividad e incentrata sull’abbandonarsi a una routine distruttiva e sulle sue conseguenze.
Pur riuscendo a fare centro anche con l’intreccio di voci di “Dragging My Life Into A Dream”, la ballatona quasi bridgersiana “Butterfly Bulletholes” e il panorama noisy e straniante della tormentata “Afterlife”, il disco non risulta comunque esente da errori. I più gravi e determinanti sono la partenza fin troppo in sordina con “Nothing Gives Me Pleasure”, “Lie Love Lullaby”, interessante esperimento tra downtempo e R&B che tuttavia non decolla mai, e le sonorità cristalline di “Junkie”; e la chiusura minimale e un po’ troppo trascinata, affidata al folk sussurrato di “See Me Now” e al piano angelico di “Love333”. Non si parla di brutti pezzi, ma di un appesantimento eccessivo, presente soprattutto nella prima parte dell’album, che ne può compromettere l’ascolto.
Perdersi, riuscire a ritrovarsi e soprattutto perdonarsi, per poi andare avanti: questa è la parabola illustrata musicalmente dal duo losangelino, in una sorta di percorso di transizione e ancora alla ricerca della propria dimensione, all’interno di un panorama tutto nuovo rispetto alla partenza in direzione folk-punk di “Before The World Was Big”. Data la loro capacità di osare, non è da escludere che i Girlpool possano riuscire a sorprenderci in futuro, indubbiamente c’è ancora molto da fare, e “Forgiveness” non può esser considerata farfalla, ma crisalide.
24/07/2022