Hammered Hulls

Careening

2022 (Dischord) | post-hardcore

Passato finora quasi completamente inosservato dalle nostre parti, ecco un disco perfetto per chiunque si trovi in crisi d’astinenza da Dischord sound. “Careening” è il primo album di un nervoso quartetto che presenta alla voce il fratellino (56 anni, va beh…) di Ian MacKaye, Alec, e al basso Mary Timony, non so se la ricordate, era nelle Wild Flag assieme a due Sleater-Kinney, nelle Ex Hex, e ancora prima in line-up con Helium e Spells. La formazione è completata dal batterista dei Titus Andronicus, Chris Wilson, e dal chitarrista Mark Cisneros, già in una sterminata serie di band del circuito underground americano. Un vero e proprio supergruppo, neanche a dirlo con base a Washington D.C., composto da musicisti che si son dichiarati reciproci fan dei progetti altrui e - visti i personaggi - non credo si tratti di fandonie diffuse con lo scopo di attirare l’attenzione.

I quattro ci tenevano a mettersi insieme per un progetto comune, per portare avanti un’idea condivisa di musica e far brillare gli occhi a tutti coloro che ancora si sentono legati al movimento post-hardcore, senza badare troppo allo svecchiamento del genere, anzi restando volutamente fedeli al mood dell’epoca.
“Careening” contiene dodici incendiare tracce inedite, registrate presso gli Inner Ear Studios di Washington D.C. appena prima della loro definitiva chiusura, con la supervisione ingegneristica del padrone di casa Don Zientara e la produzione di Ian MacKaye, il fratello maggiore, per l’appunto. Nel 2019 era stato servito un antipasto, sotto forma dell’omonimo Ep, contenente due brevi tracce dal tiro molto punk, più la “Written Word” che qui viene ripresa, e riregistrata, con il titolo lievemente modificato.

“Careening” non sposta mai l’asse dal rigoroso Fugazi sound, a partire dalla rapida e acidissima sequenza iniziale “Boilermaker’s Notch”/“Hardest Road”/"Bog People", in grado di determinare subito i riferimenti del gruppo in maniera indelebile. Qualche piacevole discontinuità è servita sotto forma di una “Not Gone” che presenta un incipit (ma solo quello) più morbido, di una “Abstract City” che flirta con il rock alternativo degli anni Novanta e di una “Mission Statement” che persegue un approccio più dedito all’introspezione. Senza mai nemmeno sfiorare le vette raggiunte da Fugazi o Minor Threat, gli Hammered Hulls replicano con competenza, estetica do-it-youself e belle canzoni un suono leggendario che non vuol proprio saperne di tramontare.

(27/01/2023)

  • Tracklist
  1. Boilermaker’s Notch
  2. Hardest Road
  3. Bog People
  4. Pilot Light
  5. Not Gone
  6. Rights and Reproduction
  7. Needlepoint Tiger
  8. Staggering Genius
  9. Abstract City
  10. Sounding the Sea
  11. Written Word
  12. Mission Statement
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