Nits

Neon

2022 (Werf)
alt-pop, prog-pop

Evoluzione, crescita, progresso. Per i Nits evolversi è l’unico modo per sopravvivere alla mediocrità. Antichi alfieri di un art-pop dai tratti originali, gli olandesi da quarant’anni dispensano album ispirati, amabili e mai superflui, nonostante le alterne vicissitudini e i cambi d’organico: solo due membri sono rimasti del nucleo originario, ovvero Henk Hofstede e Rob Kloet.
I Nits rappresentano l’essenza di quell’arte nobile del pop che ha saputo dialogare con il progressive-rock, il kraut e perfino il pop elettronico anni 80, senza mai cedere alla polverosa nostalgia di molti artisti coevi.
Forti di una colta coerenza espressiva, gli olandesi hanno superato indenni anche la rottura del contratto con la Sony (licenziati nonostante le notevoli vendite per una band non inglese), al punto che il primo capitolo della recente trilogia, “Angst”, ha conquistato le classifiche, pur contando sulle esigue forze dell’etichetta personale del gruppo.

 

“Neon” è una matura e colta riflessione sul passare del tempo, i Nits osservano se stessi attraverso lo specchio della vecchiaia che avanza, scortata dal disincanto e dalla disillusione.
E’ un disco nato in un momento difficile per la band: nel mese di maggio del 2022 il loro studio di registrazione è stato distrutto da un incendio, per fortuna gran parte del nuovo album era già stato completato e messo in salvo.
Con “Neon” la band porta avanti una stagione creativa contrassegnata da una certa sobrietà e da una musicalità ricca di dettagli e di complesse strutture compositive, che in questo nuovo capitolo lasciano spazio a una rinnovata verve psichedelica che ben si sposa con uno dei loro set più ispirati.

Non confonda le idee il piglio elettro-pop apparentemente nostalgico dei singoli “Sunday Painter” e “The Ghost Ranch” (c’è perfino una citazione della colonna sonora di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”), gli echi degli anni 80, che gli stessi Nits contrassegnarono con brani di successo come “In The Dutch Mountain” e “Tutti Ragazzi”: sono l’ennesimo trucco narrativo che i musicisti estraggono dal cappello magico per raccontare immaginari colloqui con pittori (L. S. Lowry), cantanti (Joni Mitchell) e pittrici (Georgia O’Keeffe).
La musica è sempre più caratterizzata da uno spirito free-form, che in parte contrasta con la perfezione della resa finale. La rarefazione di note, canto e fischiettare di “Lina Bo Bardi”, l’elegante atmosfera noir a passo di danza di “Peugeot 504” e il romanticismo d’antan a suon di mandolino in “Beromünster”, sono gioiellini di rara bellezza e purezza.

 

I Nits tratteggiano melodie surreali ricche di nuove sfumature e colori (“The Weaver”), intercettano la bone music di Tom Waits con misteriosi toni circensi (“Spoken”), giocano con i contrappunti e l’avant-rock (“Peninsula”), per poi dar vita a due piccoli capolavori di sintesi tra composizione e arrangiamento.
Il primo è “Tremolo”, un meraviglioso incastro di tensioni ritmiche accennate, melodie spezzate, sognanti aperture armoniche e sussurri vocali che hanno il fascino del mantra; l’altro è “Shadow Letter”, un brano dove tutto quanto appena accennato si modella in una forma ancor più astratta e onirica, una di quelle canzoni che al primo ascolto lasciano indifferenti per poi entrare sotto pelle.

 

Non è un disco facile, “Neon”, ma da molto tempo a questa parte la musica degli olandesi è sempre più avventurosa. Per i Nits ogni album è una sfida, e quest’ultima è senza dubbio una delle più avvincenti.

11/11/2022

Tracklist

  1. Sunday Painter
  2. The Ghost Ranch
  3. Spoken
  4. Beromünster
  5. Peninsula
  6. Lina Bo Bardi
  7. Neon
  8. Neon
  9. Tremolo
  10. Shadow Letter
  11. Peugeot 504
  12. Mantelpiece
  13. When A Tree
  14. The Weaver






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