Odezenne

1200 mètres en tout

2022 (Universeul)
alternative hip-hop, electropop

Come narcotico, le voci di due tizi che non sanno rappare. Talvolta filtrate dall’autotune. Sotto, fantasmi di beat e il borbottare di synth slavati. Praticamente un disco trap. Solo che non suona come un disco trap. Suona come… Ve li ricordate i cLOUDDEAD? No, non è vero, non assomiglia molto ai cLOUDDEAD. In realtà somiglia granché a niente: per sapere come suona vi tocca sentirlo, “1200 mètres en tout”. Ma ne vale la pena. È il quinto album degli Odezenne, francesi di Bordeaux, è autoprodotto ed esce sull’etichetta messa in piedi dalla band stessa. Non passa in radio, eppure è transitato dalle classifiche francesi e svizzere.

Attivi dal 2007, gli Odezenne sono i due vocalist Alix Caillet e Jacques Cormary, più il tastierista e chitarrista Mattia Lucchini, coadiuvato nei live dal fratello Stefano alla batteria. Nella loro musica combinano approccio indie e chanson française, hip-hop alternativo e nostalgia electropop. Le canzoni, però, sono molto più che un’eclettica somma di parti. “Mr. Fétis”, che apre l’album, proietta in un mood spento e monotono, ma tiene botta per sei minuti e rotti senza che l’ipnosi si incrini. Merito del beat, della cantilena di Caillet e Cormary, ma soprattutto delle coltri elettroniche di Lucchini, che partono in sordina e arrivano a metà traccia a prendersi spotlight che è raro ascoltare al di fuori di un pezzo progressive.
Altrove, le basi si fanno più pulsanti e più calde. “Bitch” è notturna e ossessiva, “Garnement” trascina pur restando sempre dolce e quieta, “Candi” stende col suo bassone terzinato e fa sognare facendone sbucare spiragli di Boards Of Canada. Qua e là, poi, la trap si infiltra davvero, in un battito drill (“Regarde si c’est loin”) o un flow particolarmente assonnato (“Svengo”). Dopo qualche traccia, ci si può quasi illudere di aver capito il gioco; ed è proprio lì che le carte si scompigliano e la band cala gli assi.

Con “Une danse de mauvais goût”, duetto col combo synth-pop Mansfield.TYA, fa carezzevolmente irruzione l’anima pop, che prende ora tinte chansonnier (“San Pellegrino” è Serge Gainsbourg con giusto una punta di batteria elettronica) e ora contorni armonici Daft-Beatlesiani (“Mamour”). I vertici però stanno nel tormentone pandemico “Hardcore” (lanciato nel 2020, e ormai forte di oltre sei milioni di streaming Spotify) e nella più recente “Géranium” (aprile 2021). Oltre a melodie a presa rapida e ottime basi, vantano testi tra i più efficaci del disco. La prima descrive le sensazioni stranianti del lockdown o di una relazione che volge al termine:

Il y a des choses que j'comprends pas/ Pourquoi les roses ne parlent pas ?/ Dans ton jardin secret pourtant/ J'ai vu des fleurs causer au vent [...]
J'ai pas trouvé dans l'paysage/ De quoi éclairer ton visage/ Bon dieu ça fait du bruit l'silence/ Mon dieu ça prend d'la place l'absence

Ci sono cose che non capisco/ Perché le rose non parlano?/ Eppure nel tuo giardino segreto/ Ho visto fiori parlare col vento [...]
Non ho trovato nel paesaggio/ Con cosa cancellare il tuo viso/ Dio, se ne fa di rumore il silenzio/ Dio, se ne prende di spazio l'assenza

La seconda, su un fondo italo-disco quasi synthwave che lentamente fiorisce e s’illumina, è una canzone d’amore semplice, ma giocata su immagini incisive:

Y’a des gens qui/ N’croient pas en l’amour/ J’en ai croisé/ À chaque carrefour/ Ça fait de l’eau pour les géraniums [...]
Y’a de quoi, dis ?/ Mourir comme ça/ D’un battement d’cils/ D’un claquement d’doigts [...]/ J’ai fait fleurir de beaux géraniums

Ci son persone che/ Non credono nell'amore/ Ne ho incontrate/ A ciascun incrocio/ Va bene come acqua per i gerani [...]
È una buona ragione, dici?/ Morire così/ Di un battito di ciglia/ Di uno schiocco di dita [...]/ Ho fatto fiorire dei bei gerani

Fedeli alla propria linea indipendente, gli Odezenne hanno scelto di non firmare contratti discografici e di puntare sui fan anche per l’organizzazione dei loro live. In passato, hanno organizzato tour composti di date à-la demande chiedendo agli appassionati di far massa critica su opportuni gruppi Facebook, spingendo così organizzatori e locali a programmare i loro concerti. Per il rientro sul parco post-pandemia, si sono affidati a metodi più standard, con una tournée di oltre cento tappe (fra cui Londra, Bruxelles, Montreal, New York), molte delle quali già in tutto esaurito.
Qui da noi al momento nulla, ma un disco come questo può conquistare tanti anche nel nostro paese, sia presso il pubblico indie-pop che fra gli ammiratori di quella corrente trasversale di hip-hop fuori dagli schemi che passa dagli Uochi Toki e arriva fino a Kae Tempest. Le porte però sono aperte. "1200 mètres en tout" è uno di quegli album che creano un'atmosfera propria già dalla prima nota, e fare previsioni sugli apprezzamenti può davvero essere poco efficace. Meglio allora dare una chance e lasciar fare al "se son rose, fioriranno" (ah no, pardon: gerani).

16/04/2022

Tracklist

  1. Mr. Fétis
  2. Caprice
  3. Svengo
  4. Candi
  5. Palavas-les-flots
  6. Bitch
  7. Regarde si c'est loin
  8. Garnement
  9. Une danse de mauvais goût
  10. Pablo
  11. Hardcore
  12. Mamour
  13. San Pellegrino
  14. Deux traits
  15. Géranium
  16. Vu d'ici




Odezenne sul web