Sasha Smirnov e Ri Vinogradova sono rispettivamente polistrumentista e voce del duo russo Pristine Kids. Un binomio, al debutto assoluto con "Leave No Trace", che ama definirsi progressive e che pesca sul piano narrativo tanto dalla filosofia di Iris Murdoch quanto da un sentimento di angoscia costante verso il presente. I due espongono un decadimento diffuso assecondato per tutto il tempo dalla sezione ritmica di Baard Kolstad che si fa più meno dispari, o che fa il pari, se preferite l'iperbole, con melodie che incrociano a momenti alterni anche jazz e post-rock.
Il primo singolo, "Deep Down", è la traccia d'apertura di un disco nel suo complesso alienato. E non è un caso, visto il clima imperante. A cominciare dal portamento industrial(e) delle chitarre e delle parole, spiegate via social dai due in questi termini: "È una canzone che affronta la condizione di combattere i propri demoni interiori ma senza cadere nella sconfitta. Quei demoni hanno i loro nomi: apatia, indugio, invidia, codardia, dipendenza, nostalgia. Il tempio al centro del racconto rappresenta il cervello malato del personaggio e gradualmente diventa la sua prigione". La Vinogradova canta infatti "Since the temple's pane mosaic fell in bars…", tra un cambio di passo e uno stop&go acustico a fungere da collettore.
Sasha Smirnov, nome d'arte omaggiante l'omonimo personaggio della novella di Anton Cechov, "Un'opera d'arte", si muove tra piano e programmazione. Suoi i testi e sua la "direzione d'orchestra" di una baracca che prevede inoltre il flauto di Lubov Zorina, la viola di Anna Dushkina, il violoncello di Yaroslav Lenskikh e il basso di Pavel Vinogradov, che si aggiungono al sopracitato Kolstad, chiamato a più riprese agli straordinari alle pelli.
Tra un tumulto e uno strappo, in "Leave No Trace" saltano fuori ballate drammatiche attivate da un carillon ambiguo. È il caso di "Lullaby", ossia "un dialogo tra una madre e un neonato", come chiarisce il duo. "Una nascita accolta sperando che la nuova responsabilità aiuti la donna a combattere le sue dipendenze dannose e i demoni che alla fine si riveleranno tuttavia più forti della forza di volontà, soprattutto considerando il difetto di nascita del bambino causato da uno stile di vita incasinato che rende tutto ancora più difficile", stando ancora a quanto spiegano i Pristine Kids.
Son, I try, I do my best, but the smirks of my past bring us here, smear with sin
The blizzard will sing you a lullaby…
"The Black Prince" è invece palesemente ispirata all'omonimo racconto di Iris Murdoch. Tuttavia finisce quasi subito per dirottare su temi ben diversi, come il trasformismo dell'alta borghesia palesato nelle cosidette rivolte sociali. "How come the almighty became a scum when the crowd began to run?", rincara appunto Ri Vinogradova.
"The Date" scava poi nei meandri dell'utopia internettiana con fare delicatissimo, sospesa su poche note al pianoforte, arpeggi di chitarra altrettanto scarni e una linea di synth in lontananza. Anche in questo caso occorre citare le parole dei Pristine Kids: "La protagonista stavolta è una giovane donna che ha incontrato un ragazzo figo sul web che l'ha portata fuori al suo primo appuntamento in assoluto. È un ragazzo dolce, sicuro di sé, e al quale lei si scioglie fin da subito. Sfortunatamente però lui finisce per rivelarsi un maniaco che la uccide, seppellendo infine il suo corpo in uno stagno".
Nell'analisi al microscopio con partecipazione (in)diretta della band, non può mancare la straniante "Boundless", che "rappresenta il mondo dopo una guerra nucleare, dove i sopravvissuti si nascondono per anni nei rifugi sotterranei, allevando i loro figli che non hanno mai visto la superficie del pianeta e la luce del sole". Dunque ancora "bambini che imparano l'alfabeto usando le immagini, i nomi degli animali e altre cose solo grazie a coloro che hanno iniziato la guerra che ha spazzato via la vita dalla Terra".
È uno scenario che evidentemente il duo moscovita immagina alla luce della guerra in Ucraina. Riferimenti che tornano in "Hide And Seek", di gran lunga il momento più triste del lotto. Il testo rivela, spiegano i "bambini incontaminati", "l'eterna disperazione del popolo russo". Nel bel mezzo di svariati assoli di flauto spuntano finanche un estratto di una conferenza stampa di Putin e il sample di una canzone rivoluzionaria sovietica, piazzato in coda quasi a rimarcare il passato che torna.
"I'll repay when a plastic bag in the soil morphs into oil again", intona "beffarda" Ri Vinogradova. Difficile darle torto. E altrettanto complicato restare indifferenti, nonostante qualche passaggio un po' stucchevole, a "Leave No Trace".
14/10/2022