I don’t know how to feel things small
It’s a tidal wave or nothing at all
I can’t believe in heaven now
It’s been hell on earth for a second
I quattro versi che aprono “Still”, la canzone conclusiva del terzo Lp di Soccer Mommy, più che fungere da epilogo, sono un invito ad ascoltare nuovamente i brani precedenti e a ritrovarne al loro interno i tormenti da cui scaturiscono. Perché anche in “Sometimes, Forever” il cantautorato di Sophie Allison si conferma essere estremamente viscerale e proprio la traccia conclusiva, lasciando emergere dal maremoto emozionale dei suoi versi le più recondite pulsazioni suicidali, ne diviene un fulgido esempio. Il testo lirico si fa qui, così come nel caso del recente “Valentine” dell’amica e collega Lindsey Jordan, pagina di un diario intimo “aperto”.
Abbandonate la dimensione macrostrutturale da concept e le partizioni interne di “color theory”, “Sometimes, Forever” s’impernia su sensazioni e movimenti contrastanti, ma anche coesistenti. Da un lato viene enfatizzata la transitorietà della vita, dall’altro si riscontra la percezione della sua ciclicità, del ricorrere di pattern esistenziali. Questi conflitti oppositivi si rivelano nei rapporti intratestuali all’interno del disco. Per esempio, nell’intreccio tra alt-country e indie-rock di “Feel It All The Time” la ricerca di libertà su una highway polverosa si scontra con la consapevolezza di non poter guidare il proprio truck in eterno verso la linea dell’orizzonte. Ma anche le love song “With U” e “Shotgun” oscillano tra un amore passionale e sincero e uno più sanguigno e lancinante.
L’oscurità di “Darkness Forever” è invece il centro nevralgico del disco e, forse, insieme alla murder ballad suicidale finale, il suo momento emotivamente più intenso: un omaggio tetro e luciferino a Sylvia Plath in cui si condensa la sperimentazione sonora perseguita da Sophie insieme al produttore Daniel Lopatin. Lo sperimentalismo affiora anche nella favola spettrale di “Following Eyes” e, soprattutto, nell’oppressiva “Unholy Affliction”, a rischio di implosione sotto il peso gravitazionale delle sue pareti industrial rock, e nelle sospensioni dreaming di “newdemo”, una sorta di “senza titolo” d’artista, che nella sua luminosità astratta esalta le tenebre psicologiche di “Darkness Forever”.
Seppur non priva di qualche sbavatura e imperfezione (l’alt-rock convenzionale di “Don’t Ask Me” e la melodia fiacca del chorus in “With U”), “Sometimes, Forever” è la raccolta più matura e compatta di Soccer Mommy e testimonia la crescita di Sophie Allison come artista e come giovane donna.
Accolto dal plauso pressoché unanime della critica musicale anglosassone, questo album è certamente un ulteriore passo in avanti per una cantautrice che si mostra sempre in cerca del linguaggio ideale per l’espressione delle sue liriche, ma non uno dei capolavori del nuovo indie-rock statunitense. Un capolavoro che però sembra sfuggire ad Allison sempre e solo per un soffio, perché, ascoltando la facilità melodica del ritornello di “Bones” e l’iperstratificazione strumentale nella sua impressionante coda, si ha le netta sensazione che la cantautrice sia sulla strada giusta. Forse è solo questione di tempo.
01/07/2022