"Dammi i colori", Sophie Allison. Dopo due anni dall'apprezzato "Clean" - calamita di assensi pressoché unanimi - Soccer Mommy è tornata con un album che si potrebbe definire concettuale. Tre colori diversi per tre nuclei emozionali: il blu, il giallo e il grigio. Una scala cromatica per esprimere sentimenti come la nostalgia, la perdita, l'inadeguatezza, la depressione e il dolore. Insomma, "color theory" è tutto fuorché un album da cui attingere se si cerca luce e speranza, tutt'al più è un palliativo per lenire la sofferenza, una schiena su cui appoggiare la propria per condividere i ricordi più dolorosi senza doversi per forza guardare negli occhi.
Soccer Mommy è l'amica che si apre una volta per tutte e in quella sola volta ci dice tutto, andando oltre le barriere del pudore e crepando la crosta della sua intimità. Da quelle crepe esce pure un po' di sangue, come canta in "bloodstream", perché il passato di Sophie è fatto anche di autolesionismo e pugni sul muro, l'unico modo per sostituire l'insostenibile velo d'ansia con la più penetrante percezione del dolore fisico.
Tuttavia, se da un lato il secondo disco di Soccer Mommy è un album cupo, dall'altro rimane lontano anni luce dal genere dark, grazie alla scelta di edulcorare il contenuto con la forma rendendo il prodotto accessibile a un pubblico ampio e trasversale. Il racconto di Sophie è nel complesso un alternarsi di immagini nitide e di visioni oniriche, come quelle di "up the walls", vero e proprio viaggio tra i primi Radiohead e la St. Vincent più intimista. Di analogo sapore "royal screw up", fiaba senza lieto fine in cui la cantautrice è insieme drago e principessa, ascoltatore e cantastorie, ma soprattutto è prigioniera eternamente orfana di un cavaliere che la venga a salvare. Se "stain" - che si regge a malapena su un sottile tappeto di elettrica senza distorsione - è il bozzetto crepuscolare di una Lisa Germano ventenne, le interessanti dissonanze di "lucy" trascinano adagio nell'inferno delle tentazioni, mentre la semiacustica "nightswimming" - malinconico epitaffio di un amore fallito - canta dell'ennesima aspettativa trucidata dalla crudeltà del vero e del reale (I swam back to the shoreline/ And found that all you left me was a note/ I read it slow/ It said that you would love me/ But you knew that you would end up on your own/A sinking stone).
Più che un album indie-rock, "color theory" è un album dream-pop cucito su misura per i nostalgici del sound anni Novanta (Galaxie 500 e Mazzy Star). Le parole della Allison sono quelle di una donna che ha rotto il lucchetto del proprio diario adolescenziale e che ora lo decanta con brillanti intuizioni melodiche, sfoderando una scrittura fluida e musicale. "circle the drain", in questo senso, è l'esempio più lampante e il suo pre-chorus ("Things feel that low sometimes/ Even when everything is fine"), semplice ma efficace, è il modo migliore per lanciare un refrain circolare, che gira su stesso fino alla perdita totale dei sensi.
Viene allora da chiedersi cosa manchi a Soccer Mommy per fare di meglio. Diremmo una maggiore padronanza dei propri mezzi quando il ritmo rallenta, perché è lì, dove i toni si abbassano e i battiti si fanno più radi che "color theory" sembra perdere un po' di piglio. Ma nel dirlo ci morderemmo le labbra, perché "yellow is the color of her eyes" - cinematografica traccia centrale del disco - pare che esista proprio per smentire quanto appena detto.
Difficile, d'altro canto, chiedere di più a una ballata pop-rock: c'è il riff appiccicoso e la strofa che si trascina stanca verso il ritornello, c'è la deliziosa cura dei dettagli (ottima la produzione di Gabe Wax, già Beirut e Adrianne Lenker) e il ponte di chitarra elettrica che apre alla nenia finale. "yellow is the color of her eyes" è la piccola suite di Soccer Mommy, il punto più alto della sua breve e acerba discografia, la ninna nanna che la immerge nel piacevole deliquio di un'insolita tastiera e di un elegiaco assolo di chitarra. Eccolo il sonno a cui nessuno può opporsi - neppure la tormentata Sophie - quello che vince ogni resistenza travolgendo tutto con la stessa forza delle maree. Forse è una irrisoria consolazione al dolore, certamente è una momentanea liberazione, un'onda che per qualche istante cancella tutti i colori di una giovane donna e rende il suo foglio nuovamente intonso.
07/03/2020