Nell’arco di due album gli americani Big Thief hanno dimostrato di possedere personalità e capacità di scrittura: lo stile narrativo dolente ed essenziale, le figurazioni color seppia e l’estrema pulizia lirica si sono evolute verso un linguaggio sonoro dolceamaro, ricco di pregevoli accordi fingerpicking e cascate di accordi country-blues, a volte carezzevoli come i primi album di Joni Mitchell o algidi come un demo di Hope Sandoval.
Dopo l’incanto lirico di “Capacity”, l’attesa di un nuovo album era alta, a renderla più dolce ci pensa Adrianne Lenker, voce e leader del gruppo, alle prese con un nuovo progetto solista.
E’ passato del tempo dal timido esordio “Stages Of The Sun”, pubblicato quando la cantante era appena quattordicenne, un album in parte rinnegato dall’artista che considera “Hours Were The Birds” come il vero esordio. In verità, è rimasto ben poco di quell’acerbo folk degli esordi, quel volto delicato e ingenuo che primeggiava sulla copertina del primo album è un lontano ricordo; l’immagine attuale della Lenker è ora spigolosa, cruda, ai colori vivaci è subentrato un bianco e nero ricco di sfumature, il taglio dei capelli le dona un fascino quasi androgino, allo stesso modo la musica non abbaglia ma cattura l’anima con il grigiore della malinconia e un suono spoglio e schietto.
Non c’è spazio per inutili enfasi liriche o abbellimenti sonori: l’oscurità e la riflessione prendono per mano l’ascoltatore, la musica di Adrianne Lenker è comunque confortevole, partecipe di quel dolore condiviso che a volte solo una sensibilità femminile riesce a cogliere con toni profondi. Dietro “Abysskiss” si nascondono i timori di una madre alle prese con la crescita del proprio figlio, c’è tenerezza ma anche tanto coraggio, e soprattutto la consapevolezza che un sorriso rende tutto più facile.
Solo il suono della chitarra (acustica e raramente elettrica) e la voce per dieci canzoni cupe e solitarie, mentre brevi interventi di suoni alieni (noise e disturbi elettronici) condiscono ritornelli a volte ripetuti all’infinito (“From”) a volte evanescenti (“10 Miles”), ingenui come una filastrocca per neonati (“Blue And Red Horses”) eppur sempre abili nello scalfire l’anima (“Cradle”). In “Abysskiss” si parla di amore e morte, nascite e perdite, uomini e fanciulli, donne e ragazze, cani e cavalli. In poco più di trenta minuti, Lenker incanta, commuove, offre pregevoli accordi di fingerpicking (“From”, “Womb”), graffia note apparentemente angeliche (“Out Of Your Mind”), abbozzando con la voce una curiosa sinergia tra Billie Holiday e Bjork (“Terminal Paradise”).
E’ una magia che si ripete, quella del nuovo album di Adrianne Lenker, al di là degli elementi alquanto familiari e ripetitivi, non solo per la presenza di alcune melodie memorabili (“Abyss Kiss”), ma per quel tocco di imperfezione che squarcia il velo, lasciando trasparire dietro queste candide melodie un talento destinato a stupire ancora in futuro.
13/12/2018