Soundcarriers

Wilds

2022 (Phosphonic)
neo-psychedelia, psych-pop

I Soundcarriers hanno pubblicato il loro album di debutto "Harmonium" nel 2009, titolo casualmente identico a uno dei primi singoli degli Stereolab, proprio in quel periodo intenzionati a concedersi una duratura pausa di riflessione.
Sebbene questo raffronto non rappresenti né un omaggio specifico, né una copia carbone della particolare mistura alt-pop della band capitanata da Tim Gane e Lætitia Sadier, i Soundcarriers sembravano in quel momento poter raccogliere a pieno titolo quel testimone lasciato sul selciato dagli alfieri del genere, in rappresentanza di una nuova generazione di onnivori musicali con un debole per il maniacale eclettismo, abili nel proporre qualcosa di nuovo partendo però da storici riferimenti quali, in questo caso, il french-pop, il prog britannico, per giungere addirittura alla psichedelia sudamericana.
Il gruppo originario di Nottingham è stato molto prolifico nei primi anni, ma è dall’ottimo "Entropicalia" del 2014 che non forniva evidenti segnali di vita.
Al quartetto inglese è fortunatamente venuto in soccorso, nel 2018, un invito per creare la colonna sonora della serie tv AMC "Lodge 49", occasione catalizzatrice per costringerli a tornare a lavorare in studio e funzionale per giungere tre anni dopo, in seguito a numerose sessioni di registrazione, a "Wilds", un disco pieno di vibrante magnetismo.

"Wilds" è un'appassionante e a tratti sorprendente estensione dei contenuti espressi nei precedenti album, dov'era già molto chiara l'inconsueta abilità della formazione inglese nel costruire paesaggi alt-pop abbaglianti, partendo da elementi che parrebbero non avere le stimmate per strutturare simili angolature.
L'opener "Waves" è una cartina di tornasole inequivocabile, oscillante tra il freddo modulare del beat psichedelico anni 60 e affilati assoli di flauto dal chiaro stampo progressive: una fusione che s'innesca su stilemi retrò, ma che appare all'ascolto di disarmante modernità.
Un discorso pressoché analogo a quanto potrebbe accadere ad "All These Things" che, se spogliata del suo consistente impulso elettrico, vedrebbe il sinuoso abbinamento tra le chitarre e le voci di Leonore Wheatley e Dorian Conway richiamare da vicino il folk-rock barocco dei Pentangle.

È proprio in questi improbabili accoppiamenti che i Soundcarriers trovano ispirazione. La loro grande dote per gli arrangiamenti è tanto rilevante quanto la propensione per la scrittura di canzoni che mantengono lo stesso grado di immediatezza e coinvolgimento.
L'innovazione più eloquente apportata dai Soundcarriers rispetto ai tre album precedenti è il vigore con il quale è strutturata la maggior parte dei brani. Il basso comandato da Paul Isherwood e la batteria di Adam Cann sono la vera forza trainante, come nel jazz-punk di "Falling Back", nel luccichio à-la Isaac Hayes di "Traces" o nei groove cine-motorik di "At The Time".

In "Wilds" è lampante lo studio dedicato alla ricerca del più minuzioso dettaglio che possa essere messo in grado di godere dello spazio idoneo per farsi notare.
Ma non sono solo la produzione più incisiva e gli articolati arrangiamenti a rendere l'album un episodio godibile e di spessore: c'è un senso di gioia che s'irradia attraverso ognuna di queste nove tracce, simile a quella contagiosa sensazione che si prova quando non si vede l'ora di far ascoltare un buon disco ai propri amici.

01/02/2022

Tracklist

  1. Waves
  2. Traces
  3. At The Time
  4. All These Things
  5. Falling Back
  6. Saturate
  7. Driver
  8. Wilds
  9. Happens Too Soon

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