Weyes Blood

And In The Darkness, Hearts Aglow

2022 (Sub Pop)
songwriter, chamber-pop

Per restituire in immagini le parole di "It's Not Me, It's Everybody", la giovanissima cineasta californiana Charlotte Lindèn Ercoli Coe ha creato un cartoon in stile Charles Mintz e a mo' di smartphone. Il protagonista del videoclip del primo singolo di "And In The Darkness, Hearts Aglow", il sesto album di Natalie Mering, in arte Weyes Blood, ha grossi occhi insanguinati e lo sguardo assassino mentre divora i corpi dilaniati di quelli che sembrerebbero smombie - ossia pedoni che fissano lo schermo incuranti del traffico - crollati a terra, magari dopo aver trascorso tutta la giornata incollati sui social. La danza della cantautrice californiana, omaggiante la grazia di Cyd Charisse e la scenografia disneyana, punta poi a irridere ciò che oggi è tutto e il suo contrario. La sua è una critica sarcastica verso il trasporto collettivo alimentato dal web. "Siamo in uno spettacolo di merda perfettamente funzionante", dichiara infatti alla vigilia. Disincanto che si fa ancora più pesante quando spiega la foto in copertina: "Il mio cuore è un bastoncino luminoso che si è rotto, illuminando il mio petto in un'esplosione di serietà".

Il caos ideologico propinato ogni attimo dagli algoritmi è dunque il primo bersaglio del secondo disco della trilogia inaugurata con "Titanic Rising". Natalie Mering prosegue il suo percorso "al contrario", in un tempo perduto che resta l'unico rifugio sicuro dal decadimento emotivo in atto.
Se le parole sono un flusso di coscienza poetico, tra il ricordo di James Dean, cowboy e praterie dimenticate da Dio, la musica conduce per mano l'ascoltatore in luoghi altrettanto figurati, salotti in cui Judee Sill e Karen Carpenter cantano alternandosi al piano.
Prodotto insieme a Jonathan Rado, ad eccezione di "A Given Thing" che vede Rodaidh McDonald in cabina di regia, "And In The Darkness, Hearts Aglow" conferma, se ce ne fosse ancora il bisogno, la passione di Natalie Mering per l'analogico nella sua accezione più ampia. Che sia una via di fuga per liberarsi dalla frenesia del digitale o genuino trasporto per l'imperfezione, a cominciare dai sintetizzatori vintage e dai registratori multi-traccia - che sono i preferiti dalla musicista di Santa Monica, come il vecchio Tascam 388, definito in una recente intervista "la soluzione migliore per provare la classica sensazione di una registrazione casereccia" - l'atterraggio a valle è sempre morbido.

Per le riprese del secondo singolo di lancio, "Grapevine", rilasciato poco dopo la collaborazione con John Cale in "Story Of Blood", i cineasti Rich e Clair Farin si affidano invece a uno spettro, al deserto californiano e a una Mustang che finisce per schiantarsi, metaforizzando così un amore complicato, in cui l'altra metà è miope, incosciente e incapace di guardarsi correttamente allo specchio. "If a man can't see his shadow, he can block your sun all day", canta in attacco Weyes Blood, in una canzone il cui ritornello è un ulteriore manifesto di soavità intrinseca. Un'eleganza desueta che sembra incarnare perfettamente quel senso di smarrimento che agita pericolosamente gli animi della gente sopravvissuta alla pandemia ma non all'incertezza del futuro.
"Children Of The Empire" è del resto la canzone che aspettavamo per dare inizio a un'analisi dei tempi correnti. Una riflessione sul futuro, decantata sull'orlo del precipizio, eppure attraversata da una flebile speranza. È un autentico capolavoro, un brano che Laura Nyro avrebbe amato. Sei minuti in cui accade di tutto: un accenno chamber-pop spezzato da un incedere folk-soul degno della migliore Carole King, campane a festa, cori angelici e suoni che esplodono in più direzioni, svelando architetture a base di synth, archi. E ancora cori doo-woop, per poi trovare un attimo di raccoglimento armonico su un tappeto orchestrale che anticipa un quartetto d'archi dalle ambizioni neoclassiche.

Questo passeggiare tra note e suoni è una costante di "And In The Darkness, Hearts Aglow". Sentieri in cui è altrettanto tenace l'uso di melodie retrò per raccontare di angosce e dolori. Ed è appunto una bellezza aulica e senza tempo quella che segna il passo della splendida ballata per piano "A Given Thing", dove il misticismo espressivo si eleva fino a scomodare di nuovo il fantasma di Judee Sill. E non sorprenda il ricorso alla parola fantasma, perché "And In The Darkness, Hearts Aglow" è un racconto sui fantasmi residui delle emozioni, della vita, delle amicizie, della voglia di vivere: "Sono rimasta senza amici/ Ho appena lavorato per anni/ E ho smesso di divertirmi", intona Natalie in "Hearts Aglow", il brano più sofferto e oscuro dell'album, dove al lirismo da canzone folk-pop si sostituisce il flusso verbale, mentre l'orchestra tenta di alleggerire la tensione.

Paure e sensi di colpa che ricorrono un po' ovunque. Anche "The Worst Is Done" gronda pessimismo, a dispetto dell'amabile tono pop/retrò. La raggiunta maturità di Natalie Mering è ancor più evidente per chi l'ha seguita dai primi passi da solista, ovvero quelli fatti dopo l'esperienza con i Jackie-O Motherfucker, spesi perlopiù a tempo di lisergiche ballate folk-psych. Perché con l'album "Front Row Seat To Earth" Weyes Blood ha definitivamente cambiato passo. Il baroque pop ha preso possesso delle ultime velleità folk, di cui troviamo gli ultimi residui in "Grapevine". Ma soprattutto la Mering ha capito che la semplicità se ben vestita dai suoni giusti può essere toccante, avvincente. Si prenda ad esempio "God Turn Me Into A Flower", altro momento magico che rievoca per l'occasione il mito di Narciso. A darle man forte poi sono i vari ospiti illustri chiamati qui e là a raccolta, come Meg Duffy, Daniel Lopatin e Mary Lattimore.

Il destino subito in "Titanic Rising" diventa orizzonte acquisito. Nelle dieci canzoni di "And In The Darkness, Hearts Aglow", Weyes Blood corre libera nel suo amato deserto californiano, "alla ricerca della brace dove prima c'era il fuoco", come lei stessa afferma. Si potrebbe aggiungere: alla conquista di un accogliente falò con cui potersi riscaldare, per tornare, anche solo per pochi istanti, al sentimento reale. Che manca. Oggi più che mai.

01/11/2022

Tracklist

  1. It's Not Just Me, It's Everybody
  2. Children of the Empire
  3. Grapevine
  4. God Turn Me Into a Flower
  5. Hearts Aglow
  6. And in the Darkness
  7. Twin Flame
  8. In Holy Flux
  9. The Worst Is Done
  10. A Given Thing




Weyes Blood sul web