Partita con lo svantaggio di doversi ritagliare uno spazio vitale nel bel mezzo della pandemia, la giovanissima Arianna Del Giaccio, in arte Ariete, in quest'ultimo anno ha incrementato a livello esponenziale il proprio coefficiente di notorietà grazie alla partecipazione al Festival di Sanremo, con un brano - "Mare di guai" - scritto per lei dalla coppia d'assi Calcutta/Dardust. Un po' spaurita durante l'esibizione della prima serata, Arianna ha guadagnato sicurezza nelle uscite successive, e ancor più quando nelle settimane seguenti è comparsa come ospite in numerosi programmi televisivi, destando grande curiosità in chi non la conosceva ancora, forse per quel suo modo estremamente timido di porsi, di persona che però vorrebbe raccontarti di getto tutto il suo mondo. Pochi mesi prima, Ariete aveva diffuso il suo primo album, "Specchio", giunto dopo un paio di Ep e una manciata di singoli, sufficienti per trasformarla da piccolo culto del sottobosco indipendente romano in megafono (di almeno una parte) della propria generazione, iniziando anche a riempire qualche palazzetto.
Ormai considerata a pieno titolo fra le più interessanti nuove leve del giovane cantautorato italiano, di recente un suo inedito - "Avviso" - è stato persino incluso in FC 24, il nuovo videogioco sul calcio distribuito da EA Sports. Il momento pare quindi propizio per lanciare il secondo album, "La notte", ad appena un anno e mezzo da "Specchio". "La notte" consolida uno stile perfettamente distinguibile, esaltato da una narrazione incentrata sulle fragili storie di vita quotidiana e sui mai semplici rapporti interpersonali di una ragazza di vent'anni. Tutto resta rigorosamente declinato al femminile, storie d'amore comprese, caratteristica che, se da un lato rende un tantino ripetitivi i testi, dall'altro contribuisce a costruire un'icona generazionale. Ne esce l'ennesima istantanea, coerente e realistica, in grado di rappresentare in maniera efficace le giornate, i pensieri, le emozioni, le parole, le speranze, i sogni, gli amori infranti, i disagi dei suoi coetanei. A differenza della maggior parte degli esponenti del circuito it-pop, Ariete però sta riuscendo in qualche modo anche a conquistare il cuore dei più grandi, situazione che potrebbe farle raggiungere nel tempo un successo più grande dei colleghi ai quali si è posta in scia.
Frasi come "sei solo un letto disfatto da un'altra persona" oppure "quattro del mattino e non so chi sono" esprimono una poetica esistenzialista dalla quale traspare abbandono e spaesamento; dal punto di vista musicale resta invece forte e determinante la matrice malinconica. L'infinita dolcezza acustica di "Rumore", il minimalismo di "Le cose che ho fatto per piacerti", il pianoforte che in maniera morbida accompagna lo svolgimento commovente di "Quattro inverni" fissano senz'altro un mood denso di spleen, ma fra queste undici tracce emergono anche il pop ballabile di "Un'altra ora" e di "Nostalgia", oltre ad almeno un paio di instant classic, di quelli che resisteranno al tempo. Non soltanto la già citata e sin troppo sottovalutata "Mare di guai", ma ancor più "Un'altra ora", srotolata su un tappeto synth-pop che strizza l'occhio agli anni Ottanta regalando - finalmente - anche qualche briciola di spensieratezza.
29/09/2023