Il progetto Divide And Dissolve del duo Takiaya Reed e Sylvie Nehill è una delle creature più bizzarre nate nel mondo del metal strumentale d'avanguardia che viaggia tra droni lancinanti e atmosfere doom. Basterebbe guardare una loro foto per comprendere l’assoluta alterità rispetto a ogni idea di band metal. Takiaya Reed ha sangue dei nativi americani cherokee, Sylvie Nehill è invece australiana con origini maori. Ci vuol poco a capire quanto politica - nel senso più nobile del termine - possa essere la loro musica, loro che, così unite e così diverse, rappresentano un baluardo contro ogni forma di razzismo e, in particolare, contro l'odioso suprematismo bianco.
Dopo il successo di “Gas Lit” (2021) la cosa più saggia era ripetersi e continuare a seguire le orme di un progetto che ha ancora tanto da dire. Le sonorità doom non lasciano tregua, unite a ripetizioni di droni cupi e ossessivi che si uniscono a introduzioni di musica classica d'avanguardia, sax che si sovrappongono e momenti persino orchestrali. Si inizia proprio così, con i due minuti di “Want” in cui il synth ripete loop da avanguardia minimalista. Il singolo "Blood Quantum” parte con sax che accennano una melodia prima di venire squarciati dalle distorsioni di chitarra che portano tutto in una dimensione drone-metal angosciante. I ritmi sono lenti e monolitici, come da classica scuola doom.
“Derail” o “Simulacra” continuano, senza cali di tensione sulla medesima strada, senza alcun compromesso col metal più radiofonico. "Indignation" è una delle tracce più potenti, con una nuovo intro di sax e synth di quasi due minuti, che viene rapidamente travolta da una furia di distorsioni.
C’è un solo brano con dei testi, “King Of Fear”, con il parlato della pittrice venezuelana Minori Sanchiz-Fung che suona come un manifesto politico. “Desire”, infine, chiude come una pura orchestra, come un desiderio (come da titolo) di una pace raggiunta, obiettivo che può passare solo dalla sconfitta di ogni idea di supremazia di una razza su un'altra.
10/07/2023