C’è una provincia centro-orientale dei Paesi Bassi chiamata Gheldria (Gelderland) in cui da anni è attiva una micro-scena black metal tra le più interessanti d’Europa: tra i nomi di spicco, figurano i Turia, i Fluisteraars e gli Iskandr, tutte band che incidono per la tedesca Eisenwald.
Se dei Turia non abbiamo più notizie da almeno tre anni, gli altri due nomi hanno recentemente compiuto un’evoluzione complementare, visto che i Fluisteraars hanno riabbracciato le loro grezze radici dopo l’entusiasmante esperienza post-black del bucolico “Bloem” (2020), mentre gli Iskandr sono appena rientrati in pista lasciandosi alle spalle il black atmosferico dei primi album (entrando così in una nuova dimensione musicale).
“Spiritus Sylvestris” non rappresenta uno stacco netto rispetto al passato, ma sembra proseguire lungo un sentiero già tracciato tra le note del precedente “Vergezicht” (2021), disco nel quale erano presenti alcuni frangenti acustico-psichedelici dalla forte carica evocativa. Ad ogni modo, il titolo e la copertina stessa del lavoro non ammettono equivoci, poiché Omar K (polistrumentista e già chitarrista dei succitati Turia) ha scelto di celebrare la natura attraverso sette composizioni che di black metal non hanno più nulla, tranne qualche oscuro retaggio.
Brani come “Knagend Zout” oppure “Waterwolf” ci trasportano nel cuore di una campagna nederlandese baciata da stranianti bagliori esoterici: oggi gli Iskandr puntano ad ammaliare e a incantare, mantenendo intatta quella componente pagana inscindibile dal loro percorso. Sensazioni che affiorano alla grande nel cupo tribalismo della superba “Hoor Het Smeken”, una sorta di doom semi-acustico che apre la strada al catacombale dark-folk della successiva “Hof Der Valken”, undici lunghissimi minuti contraddistinti da nere e inquietanti vibrazioni (quasi una versione più accessibile di quanto fatto ultimamente dai connazionali Urfaust).
L’utilizzo di strumenti come il Mellotron o l’organo Hammond rappresenta la prova definitiva di un cambiamento sicuramente necessario, una diversificazione che trova gli spunti più audaci in un epilogo (“Nachtvorst”) destinato ad acchiappare i cultori di un certo occult-rock di marca 70's.
“Spiritus Sylvestris” si rivela, dunque, un album davvero ispirato, da non perdere se avete già apprezzato l’ultimo lavoro di Grift oppure la brillante collaborazione tra King Dude e Der Blutharsch. Ancestrale.
29/09/2023