Levante - Opera Futura

2023 (Parlophone)
pop, songwriter

Dopo averci riprovato al Festival finendo giustamente al ventitreesimo posto con una canzone, "Vivo", che traccia una linea di demarcazione tra i desideri del corpo e la gestazione di un parto, a metà tra disco music e canzonetta pop anni 90, Levante torna in scena con un disco, il quinto in carriera, che segue di ben quattro anni “Magmamemoria” e che vede la presenza qui e là, tra strumentazione e composizione, di Antonio Filippelli e Daniel Bestonzo. Il titolo, “Opera Futura”, mette in luce le visioni della cantautrice siciliana in un campionario di canzoni sulla carta anima e pancia.

Le intenzioni sarebbero quindi in linea di partenza anche buone, ma la scrittura evidenzia una vivace carenza di poesia praticamente già dal trittico iniziale. Vivace, o discola, fate un po’ voi, perché l’ambizione di metaforizzare l’amore con “voli pindarici” e “fiumi di baci” si commenta quasi da sola. “Mi manchi”, ad esempio, è cifra della nuova (?) Levante, una cantautrice persa a districarsi tra una ballata romantica e l'altra sull’assenza di un amore o di una certezza, annacquando tutto con variazioni melodiche e parole che si scrollano di dosso con la velocità di un Mennea messicano. E ancora “Fa male qui”, la cui strofa accelerata gioca sulla voglia di evadere da un mondo che fa male, ma guarda un po’, mentre la musichetta prova a venirne a capo con una tastiera sbilenca e un cambio di passo frivolissimo.

Va un po’ meglio con “Metro”, vagamente (!) Beach House nella melodia e nell’uso del piano vintage (che brutta parola!), prima di perdersi in un parlato che sciorina il nulla (“Dove andavi di bello? Non lo ricordo più”), da diario segreto alle medie, e nell’ennesimo passaggio buono per due fidanzatini al primo ginnasio (“Con quel sorriso mi fai piangere/ Che strano averti rincontrato adesso") a sostegno di un refrain che non decolla mai. Così come non si staccano mai dal suolo tutte le altre canzoni più o meno uguali tra loro, tra un “Che viva la vita, fa sperare che non sia finita mai” e la smania perenne di “volare alto” con batteria e tastiera. “Quando la musica è forte, fa sparire la notte”, canta poi Claudia Lagona in “Leggera”, praticamente una “Vivo” reloaded.

Con “Opera futura” si assiste allo stillicidio della Levante dei primi anni, una cantautrice promettente che ha finito per incartocciarsi (per chi scrive) dal terzo disco in poi in una scrittura sterile, mai avvincente, piena di luoghi comuni, restituendo una salsa poetica che fa il verso al vuoto pneumatico dei suoi romanzi. Il punto è proprio questo: Levante a un certo punto della sua carriera è stata investita da un delirio di onnipotenza artistica, che l’ha portata a credersi grande poetessa, romanziera e musicista. Una figura una e trina che però ha dimenticato di accendere la (propria) luce. O più semplicemente l’interruttore dell’umiltà.

05/08/2023

Tracklist

  1. Invincibile
  2. Vivo
  3. Mi manchi
  4. Fa male qui
  5. Metro
  6. Leggera
  7. Alma Futura
  8. Capitale, mio capitale
  9. Mater
  10. Iride blu e Cuore liquido


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