“Lil Floydy”, ha scherzato qualche fan, dopo aver ascoltato questo “Let’s Start Here”, quinto disco del rapper di stanza ad Atlanta Lil Yachty. Difficile, in effetti, dare torto al simpatico fan, dopo aver udito gli svolazzi vocali femminili verso la metà di “the BLACK seminole.”, come se si trattasse di un qualche rifacimento iper-digitale di “The Great Gig In The Sky”. Una vorticosa ascesa nell’etere, piazzata lì quasi a voler confermare che Lil ha davvero registrato un disco di neo-psichedelia.
Sin dall’incantevole opener “Let’s Start Here”, comincia dunque quella che, se non vogliamo azzardarci a chiamare rivoluzione, dobbiamo riconoscere almeno come reinvenzione, ardita trasformazione. Eppure la voce di Yachty è quella di sempre, dolce come un marshmallow baciato dalla fiamma, abbioccata dall’autotune come da tradizione trap, mumble rap per essere un po’ più specifici. E, incredibile ma vero, questa voce zuccherosa e indolente funziona da Dio anche tra i pad elettronici che mimano le rullate di batteria di Nick Mason, le chitarre psichedeliche e le tastiere trafugate dal tour van dei Tame Impala.
Potevano mica mancare i groove di basso dei Funkadelic? Certo che no, non fatevi ingannare dalla lentezza: eccoli lì, a ballare con i piedi impiastricciati nel miele delle varie “running out of time” e “drive ME crazy!”. E la chitarra di Prince? Ovviamente è della partita, soprattutto quando apre la strada al ritornello epico di una “THE zone” che sul finale si sgrana dilaniata dalla luce di mille sintetizzatori. È in questo habitat straniante e accecante che si svolge l’episodio più lisergico e dilatato del lotto: “WE SAW THE SUN”.
Neanche ai Radiohead dell’arcigno Thom Yorke è precluso un giro su questo barcone in festa che punta dritto al sole. Ecco quindi “REACH THE SUNSHINE.”, nientemeno che una “Pyramid Song” 3.0 - ascoltate il cantato e poi mi dite - con le tastiere abbaglianti in luogo del crescendo orchestrale.
Non sono meno riusciti i numeri pop di “sAy sOMETHINg” e “sHouLd i B?”, meno spiazzanti, certo, ma comunque impreziositi da uno sforzo produttivo gigantesco quanto riuscito.
In fermento com’è, il mondo della black music degli ultimi anni non è nuovo a rivoluzioni artistiche. Anche Yves Tumor dopo gli screzi digitali degli inizi si è diretto verso il rock, mentre Tyler The Creator ha puntato deciso verso il soul. La trasfigurazione di Lil Yachty è però ancora più estrema e coraggiosa. Specie per uno che viene dall’universo trap delle hit mordi e fuggi, delle playlist liquide su Spotify e delle comparse fugaci su Billboard, e che si presenta qui, ai suoi fan non proprio abituati a formati del genere, con un disco vero e proprio, quasi un concept, per di più.
Che altro dire: che sia davvero un nuovo inizio, come recita il titolo.
01/02/2023