Si dà sempre un gran da fare, Mary Lattimore. E così nei tre anni che separano il suo ultimo disco, il capolavoro "Silver Ladders" del 2020, e questa nuova fatica (almeno sulla carta) in solitaria l'abbiamo vista pubblicare il secondo capitolo della serie "Collected Pieces", nonché un lavoro in collaborazione con la band drone Growing e uno con Paul Sukeena. Proseguendo nel solco a cavallo tra ambient e post-rock scavato con il disco precedente, anche questa volta la musicista californiana sembra riuscire a raccontare storie con il suono magico della sua arpa, meglio di come qualcun altro farebbe con mille parole. Delicata, ma anche estremamente incisiva, l'arpa della Lattimore innesca fantasie e immagini nella mente di chi l'ascolta. Ineluttabile e inarrestabile foriera di incanto.
Basta leggere i titoli evocativi, e in un certo qual modo simpatici, di "Goodbye, Hotel Arkada" e poi seguire la danza sinuosa e trasognata dell'arpa di Mary per ritrovarsi altrove. In una dimensione certamente più terrena delle astrazioni proposte da "Silver Ladders", ma altamente suggestiva, dove la magia si consuma tra scene di tutti i giorni ("Music For Applying Shimmering Eye Shadow") e scorci naturali ("Horses, Glossy On The Hill").
L'ambientazione più materiale del nuovo disco dell'arpista californiana viene preannunciata da una copertina in linea con l'estetica minimale dei lavori precedenti, ma che evita escapismi planetari e rimane ancorata a un placido salotto.
Gli strumenti a soffio di Walt McClements e i vocalizzi eterei di Meg Baird volteggiano intorno alle note d'arpa in "And Then He Wrapped His Wings Around Me", aprendo così il disco e una ricca girandola di collaborazioni. Seguono infatti a ruota quelle di Lol Tolhurst (batterista e tastierista storico dei Cure) nell'uggiosa e malinconica "Arrivederci", nonché quella di Roy Montgomery, chiamato a infestare con un organo strisciante e droni in crescendo "Blender In A Blender".
La violinista Samara Lubelski e Rachel Goswell con i suoi vocals fatati (la seconda Slowdive a collaborare con l'arpista, dacché Halstead ha prodotto il precedente "Silver Ladders") apportano invece una presenza fantasmagorica in "Yesterday Parties", l'ultima sortita del disco, in cui il tocco di Mary Lattimore sull'arpa e è più delicato che mai, raggiungendo inusitate vette di leggerezza e malinconia.
Con il titolo dedicato a un hotel croato caro all'autrice e prossimo a uno snaturante processo di ristrutturazione, il nuovo disco di Mary Lattimore nasce e si spegne all'insegna della nostalgia. Impressiona per la sua capacità espressiva in assenza di verbo e conferma il talento di una delle più interessanti interpreti di uno strumento antico, ma assolutamente efficace anche quando applicato a scenari contemporanei.
Tolta una "Music For Applying Shimmering Eye Shadow" che al contrario degli altri brani manca forse di quel guizzo in più, "Goodbye, Hotel Arkada" colleziona un nuovo set di incantesimi di quelli che hanno reso Mary Lattimore amata e ricercata da numerosi colleghi di qualsiasi estrazione e genere.
12/10/2023