There's a bug like an angel stuck to the bottom
Of my glass, with a little bit left
As I got older, I learned I'm a drinker
Sometimes, a drink feels like family
Il tema dell'alcolismo introduce gli umori e le tante prese di coscienza presenti nel nuovo disco di
Mitski: "The Land Is Inhospitable And So We Are". Il settimo album della cantautrice nippo-americana inaugura un diario di bordo straripante di autocritica e sguardi talvolta feroci, altrove invece ironici sull'umana condizione. Tutto a cominciare dal titolo, su cui c'è poco da aggiungere.
Mitski Miyawaki offre così uno spaccato sul suo stato d'animo di "donna interrotta", disillusa ma interiormente mai sopita. Il coro gospel che in "Bug Like An Angel" la frappone tra i quattro accordi di chitarra in stile
Cat Power e il silenzio assoluto assume quindi l'essenza dell'
incipit funzionale alla "nuova" Mitski.
È arrivato dunque il tempo di realizzare i fatti con lucidità, e osservare anche i dettagli più nascosti. Spuntano di conseguenza in "Buffalo Replaced" zanzare che si divertono, lucciole che sfrecciano in cortile e ragazzi che accendono fuochi. Lo stile questa volta è polveroso: desert-rock, direbbero in tanti. Di certo nulla a che fare con la successiva "Heaven", ballata autobiografica sull'amore che viaggia tra le pareti di una stanza d'albergo, con gli archi dolcissimi a volteggiare come angeli in paradiso.
"The Land Is Inhospitable And So Are We" si discosta dalle sonorità marcatamente più pop di "
Laurel Hell". Insomma, è come se Mitski avesse attraversato da sola il Texas per ritrovare e cantare i suoi demoni alla stregua di una cantautrice folk perduta dei
70. Le parole e lo stile di "I Don't Like My Mind", a metà tra chamber-folk e country, esprimono senza ulteriori giri di parole questa svolta.
And then I get sick and throw up and there's another memory that gets stuck
Inside the walls of my skull waiting for its turn to talk
And it may be a few years, but you can bet it's there, waiting still
C'è poi "The Deal", che sembra addirittura uscita da un disco di
Weyes Blood, sia per il cambio di passo vagamente barocco tra una strofa e l'altra, sia per lo sguardo onnipresente su figure insolite e sia per i fuochi d'artificio messi in coda che fanno un po' Broadway. Ma anche per il modo di cantare: ora soffuso, ora denso. Stesso dicasi per "When Memories Snow", sospesa tra piano e trombe in festa. Ci sono quindi tutti gli stilemi di un disco concepito per affiorare come il più classicheggiante all'interno di una discografia spesso altalenante.
Tra una
steel guitar e un violino, Mitski canta di stelle e lune. Ma di fughe pop in avanti, come si diceva prima, nemmeno l'ombra. "The Land Is Inhospitable And So Are We" è, chiarite le ovvie differenze, il suo "
Daddy's Home": un ritorno al passato meno sofisticato e urgente, ma non per questo meno emozionante e viv(id)o. È una scelta che anima un'opera riuscita, senza riempitivi, per alcuni aspetti anche coraggiosa, vista l'assenza di potenziali hit, e, in fondo, matura per una cantautrice sempre più sicura di sé e della propria cifra cantautorale.
29/09/2023