Panopticon

The Rime Of Memory

2023 (Bindrune Recordings)
atmospheric black-metal, post & folk-metal

Da circa un ventennio, Austin Lunn (originario di Ely, Minnesota) è responsabile, con il progetto Panopticon, di una delle musiche più evocative della scena metal a stelle e strisce, come dimostra anche questo suo nuovo lavoro, così presentato sulla sua pagina Bandcamp, a margine di una lunga dissertazione sulla morte e sul ciclo della vita:

Quest’album si può interpretare solo come uno sproloquio sulla crisi climatica e sulla difesa della natura selvaggia. Oppure lo si può intendere come un tentativo di venire a patti con il processo di invecchiamento... Oppure, come faccio io, lo si può vedere come un album allergico a entrambe le cose.

Scritto nell’arco di tre anni, “The Rime Of Memory”, che si avvale della partecipazione di alcuni amici musicisti, tra i quali Charlie Anderson (violino, violino elettrico), Patrick Urban (violoncello, cori) e Jan Van Berlekom (urla, voce, cori), sprigiona, tra le righe, un amore fortissimo per la vita, conducendoci in un lungo viaggio (oltre settantacinque minuti) in cui la visceralità del black-metal di matrice europea, comunque riletto alla luce delle più atmosferiche esperienze dell’USBM, si fonde con l’austerità del folk (per chi non lo sapesse, in alcune delle sue opere più apprezzate, Lunn ha pescato a piene mani nella tradizione americana: si ascolti, a tal proposito, l’emblematico “Kentucky” del 2012, in cui è di casa il bluegrass…).

La breve introduzione di “I Erindringens Høstlige Dysterhet” ha una matrice politica:

L’ho scritta per lamentare la perdita della generazione più anziana di immigrati scandinavi e dei loro figli ormai anziani durante gli anni della pandemia. Il loro viaggio in Minnesota è diventato una quintessenza della cultura di questo paese e un tratto essenziale dell'identità di molti minnesotiani.

Il manifesto della sua arte potrebbe essere “Winter’s Ghost”, i cui primi otto minuti sono degni di cotanto titolo, grazie a un dolente neo-folk che assume connotazioni corali e funge da preludio a una drammatica cavalcata black-metal, dapprima risolta in un oceano di desolazione (i Pink Floyd sull’orlo del suicidio?), e dunque, attraverso un intermezzo doom, scagliata verso l’uscita con una passione abbacinante che sfiora sovratoni sinfonici.

All that remains is grey.
What grew once sacred and plentiful beneath the sun
withers in decay,
only preserved by the cyclical freezing of the northern winter...
Its beauty long engulfed in the fade,
Wilting, wilting, but an echo, all that remains:
The lightless skeleton of hope’s glimmer.
The sheen of ice, it’s apocryphal shimmer

Con le sue irrefrenabili accelerazioni e i suoi vorticosi cambi di passo, “Cedar Skeletons” amplifica ancora di più la trama atmosferica del disco, senza tuttavia rinunciare ai passaggi più evocativi, dove la musica respira dentro spazi dilatatissimi, per toccare le corde più profonde dell’anima.
In bilico sull’abisso della dissonanza, il blackgaze di “An Autumn Storm” incorpora anche dei versi scritti e recitati in norvegese dall'amico poeta Patrick Næss.

Kalde tårer faller ned fra himmelen en vinternatt.
de skjaerer inn i bevisstheten som glasskår
sårene vil alltid forbli åpne med den smertefulle sannheten
at vårt bilde av paradis er knust

Dal canto suo, “Enduring The Snow Drought” viaggia epica su tonalità maggiori, fino al commovente finale, dove la musica urla tutta la sua gioiosa rabbia, cercando di scardinare i cancelli del cielo. La conclusiva “The Blue Against The White” si tinge, invece, di post-rock e country spaziale, lasciando all’ennesima, vertiginosa progressione black-metal il compito di sugellare un’opera tanto compatta quanto straziante.

The nostalgia in waiting.
The yearning relief.
In blanketed branches,
after skies unleash…
and winds blow through
rendering skies ever blue…

15/12/2023

Tracklist

  1. I Erindringens Høstlige Dysterhet 
  2. Winter's Ghost
  3. Cedar Skeletons
  4. An Autumn Storm
  5. Enduring The Snow Drought
  6. The Blue Against The White

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