Wyman, am I worthy?
Speak your wordle to me
"Orlam", secondo libro pubblicato da
Polly Jean Harvey lo scorso anno, tra le tante particolarità mostra un inglese d'altri tempi, elevato, perfetto per le poesie, quello del dialetto del Dorset, sua terra d'origine. Scritti in appena tre settimane, i testi del suo decimo lavoro in studio "I Inside The Old Year Dying" ripartono esattamente da qui, immersi in un mondo fatto di contrapposizioni e riti di passaggio tra luce e ombra. Traendo ispirazione dal meglio della letteratura inglese, dalla drammaturgia di William Shakespeare fino ai poeti romantici John Keats e Samuel Taylor Coleridge, oltre che da immagini bibliche, la cantautrice scivola tra i concetti e i moti primigeni di amore, crescita, perdita e morte.
La trasformazione del poema in musica è avvenuta grazie all'aiuto degli amici e collaboratori di lunga data Flood e
John Parish: allestito uno studio dal vivo, dove il processo di creazione e quello di registrazione si intersecavano, dando spazio a una maggior improvvisazione e a un libero flusso di idee, con una strumentazione ridotta all'osso, Harvey, Parish, Flood e Adam "Cecil" Bartlett hanno effettuato vari esperimenti con tastiere, sintetizzatori analogici e ben poco di più. Ma il vero strumento protagonista è la nuda voce di PJ, modellata e adattata come creta in ogni brano, al fine di poter interpretare al meglio le sensazioni e gli argomenti espressi nello stesso. Il
sound ottenuto fonde indie-folk/rock e minimalismo, con piccole derive slowcore e art-rock. Un cambio di rotta netto sia dal punto di vista delle sonorità sia delle liriche, rispetto ai precedenti "
The Hope Six Demolition Project" e "
Let England Shake", sebbene il primo avesse già iniziato a guardare in direzione della poesia, motivato dalla necessità di ritrovare un equilibrio e la voglia di fare musica da una prospettiva differente e realmente appagante, che andasse oltre la semplice realizzazione di un album con tour annesso, seguendo un processo creativo che elaborasse delle vere e proprie "immagini per orecchio".
Incipit di "Orlam", "Prayer At The Gate" è un filo d'erba sottilissimo e tagliente, retto interamente dal tono di PJ, intriso di una disperazione quasi antica, che mostra il labile confine tra la vita e la morte, indicando l'inizio di un nuovo ciclo. La concentrica danza rituale dell'equinozio d'autunno di "Autumn Term" pone in primo piano percussioni, note asciutte di chitarra e alcune registrazioni aggiuntive prese da biblioteche audio, mentre la melodica "Lwonesome Tonight" sposta l'attenzione su una notte di aprile trascorsa a pensare la persona amata, traendo ispirazione dalla "Are You Lonesome Tonight?" di
Elvis Presley e dal Vangelo secondo Giovanni.
Si passa all'andamento vagamente
jazzato di "Seem An I", arricchito da cori sovraincisi e chitarre ondulate che richiamano un
mood tra
Sixties e
Seventies, per poi gettarsi verso i meccanismi sintetici dell'ipnotica e astratta "The Nether-Edge", e la chitarra folk ischeletrita della spettrale e novembrina "I Inside The Old Year Dying".
Segna la metà del percorso l'atmosfera scura e ovattata di "All Souls", tra le cui pieghe serpeggiano foschi presagi, che cedono il passo successivamente alla più intensa "A Child's Question, August", dove compare la voce dell'attore Ben Whishaw, volto noto di cinema e teatro, nonché interprete di ruoli legati a doppio filo al mondo della letteratura, tra cui proprio quello del poeta John Keats nel film "
Bright Star" di Jane Campion. Il senso di redenzione infuso dalla traccia precedente permane sulle note della più fredda e lontana "I Inside The Old I Dying", che vede invece la partecipazione di Colin Morgan, altro artista che si divide tra cinema, televisione e teatro.
I barlumi frammentari della chitarra portati via dal vento di "August" ci consegnano un'altisonante "
Wicked Game" in chiave slowcore dalle venature
goth, di nuovo a due voci con Whishaw; mentre nella disturbante e luciferina "A Child's Question, July" interviene John Parish.
Just a noiseless noise,
Just a gawly girl,
Just a bogus boy
Il sipario cala sulle inaspettate e vorticose distorsioni di chitarra sferzate nell'aspra "A Noiseless Noise", traccia ispirata a un componimento di Keats, che si spinge in direzione noise e
industrial.
Spontaneo, umano, e al contempo aulico e inquieto, "I Inside The Old Year Dying" è un accogliente rifugio per l'anima, fuori dal tempo e dallo spazio, con cui Polly Jean è riuscita a sorprenderci nuovamente, cambiando per la decima volta le carte in tavola. Una terra di mezzo animata da fantasmi e turbamenti silenziosi che cercano la pace dopo la tempesta.
01/07/2023