Sam Smith

Gloria

2023 (Capitol)
pop-soul, dance-pop

È evidente ormai come in Sam Smith alberghino due anime. La prima lo vuole vera diva queer, icona non-binaria larger than life e sfrontata, immersa appieno nella cultura LGBTQ e capace di snocciolare qualsiasi citazione desideriate da "Paris Is Burning" o RuPaul's Drag Race. È lo spirito fiero che lo ha portato alle stravaganze degli ultimi videoclip, a essere una vera e propria drag queen anche senza calare i panni di un personaggio. Dall'altro troviamo il soulman mellifluo e innamorato, una voce appassionata tanto delle torch song di un tempo e della lunga tradizione blue-eyed che da Dusty Springfield arriva fino ad Adele. Come si riuniscono queste due metà così inconciliabili? Male, decisamente male. "Gloria" è a suo modo la testimonianza di un tentativo fallito, il desiderio di sbandierare la consapevolezza e la fiducia faticosamente agguantate senza rinunciare ai milionari esordi di un decennio addietro, la voglia di effervescenza immersa in un mare di placida nostalgia: una contraddizione in termini che frana rovinosamente.

È indubbio che i singoli siano stati scelti con cura: piacciano o non piacciano, canzoni come "Unholy" (il bizzarro incontro tra gospel e trap, con una Kim Petras azzeccata nel ruolo di comparsa tentatrice) o "I'm Not Here To Make Friends" (il funky torrido di Calvin Harris a costruire l'ossatura sonora) portano a casa il loro obiettivo, mostrano il lato più spavaldo e divertito di Smith, evidenziandone tutta la sicurezza di sé, la forza di un successo che tutta la queerness di contorno ha solo esaltato. Passando oltre alle due hit, c'è ben poco però che riesca a essere della stessa partita, ad approfondirne gli umori più estroversi: anche il momento vintage-dance di "Lose You", con la Cher del periodo "Living Proof" nello specchietto retrovisore, non si toglie di dosso la veste da torch singer che lo accompagna sin dagli inizi.
Il resto dell'album segue da copione: decisamente più sobrio, e in definitiva più piatto, sciorina sentimenti facili e confessioni a cuore aperto, passate in rassegna senza grosso convincimento.

Sfilano così duetti che paradossalmente affossano ogni intento di intimità: l'r&b ammansito di "Perfect", come l'ordinaria dancehall scelta per "Gimme", si avvalgono entrambi dei contributi dell'amica Jessie Reyez, troppo squillante e corporea per poter essere giustapposta a un Smith curiosamente molto misurato. In chiusura, "Who We Love", piuttosto che spingere sul pedale della consapevolezza di una vita vissuta senza alcun filtro, torna alle banalità un tanto al chilo di cui abbondano tutti gli album di Ed Sheeran, che qui presta la propria voce per una ballad tutta miele e buone intenzioni, perfetta per le storie più strappalacrime di Instagram. Eppure ci sarebbe la voglia di passare oltre, di divertirsi, di sporcarsi di più le mani: al netto della bontà finale dell'eventuale risultato, Sam Smith è nella posizione più unica che rara di parlare a un pubblico vastissimo e potersi esprimere senza alcun freno. In un mondo avvinto però da un appiattimento diffuso ai piani alti, osare risulta doppiamente oneroso.

13/02/2023

Tracklist

  1. Love Me More
  2. No God
  3. Hurting Interlude
  4. Lose You
  5. Perfect (ft. Jessie Reyez)
  6. Unholy (ft. Kim Petras)
  7. How To Cry
  8. Six Shots
  9. Gimme (ft. Jessie Reyez & Koffee)
  10. Dorothy's Interlude
  11. I'm Not Here To Make Friends (ft. Calvin Harris)
  12. Gloria
  13. Who We Love (ft. Ed Sheeran)




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