Unknown Mortal Orchestra

V

2023 (Jagjaguwar)
lo-fi, soul-rock-pop

Un doppio album non è un'impresa facile: prolissità e discontinuità sono in perenne agguato, ma Ruban Nielson è un indomito avventuriero delle sette note e dei suoi derivati. L’alieno pop psichedelico della Unknown Mortal Orchestra in chiave lo-fi ha da sempre rimestato nel calderone della miglior pop music: funk, hard-rock e soft-rock si sono baciati fugacemente, mentre svolazzi sperimentali, contagiosi flussi da jam session e bedroom-pop ne rifinivano le scheletriche sonorità, spesso compresse al punto da creare una piacevole insofferenza.
I quattordici brani di “V” riassumono tutto quanto finora espresso dalla band neozelandese: il suo quinto disco è avvincente come le montagne russe, oltremodo suggestionato dal clima tropicale di Palm Springs e delle Hawaii, luoghi che hanno ospitato parte delle registrazioni dell’album durate gli ultimi cinque anni.

 

Il quinto album della Unknown Mortal Orchestra sulla carta è candidabile come il suo miglior disco: un continuo susseguirsi di colpi di genio e svogliatezze che da per certi versi conforta chi ha sempre apprezzato il fantasioso anticonformismo di Ruban Nielson. Un'opera che contiene piccole perle alle quali è difficile rinunciare: il funky-jazz di “Window” è una delle intuizioni musicali più fluide, swinganti e melodicamente subdole di Nielson, mentre uno dei tre singoli finora pubblicati, l'eccellente “That Life”, realizza il sogno di chiunque brami una collaborazione tra Prince e i Khruangbin.
Lo spirito irriverente dei neozelandesi è palese nella divertente “Layla”, che nel citare il titolo di uno dei brani più iconici del rock chitarristico ne smembra eventuali reminiscenze e lo reinventa con quei toni caraibici che proprio Eric Clapton sposò in “461 Ocean Boulevard”.

In contrapposizione a tanta inventiva, resta l’amaro in bocca per l’immobilità alla quale è condannata una canzone come “Guilty Pleasure”, o per come risulti oltremodo stridente la solare vitalità minimalista di “The Garden”. Nulla di nuovo per chi è avvezzo all’esemplare psichedelia lo-fi di Nielson & C., che a molti ricorderà il fascino mellow-sex del conterraneo Connan Mockasin (“Meshuggah”), anche se i toni e le ambientazioni sono decisamente più leggere, quasi yacht-rock (“Weekend Run”).
Resta però la sensazione che Ruban Nielson alla fine resti imprigionato dall’esuberanza emotiva del progetto: brani come “I Killed Captain Cook” e “Nadja” sono nello stesso tempo importanti e superflui, perfettamente funzionali a un doppio album, ma anche indice di un’approssimazione tecnica che da marchio di fabbrica si sta trasformando in limite espressivo.

“V” è forse l’album più spontaneo e punk della Unknown Mortal Orchestra, un disco che regala perle strumentali come “Drag” e moderne ballate in stile psych-fingerpicking come “In The Rear View” che trasudano sentimento e passione, qualità sufficienti per archiviare il pur discontinuo doppio album come un esaltante patchwork di riflessioni, pensieri, confusioni e ossessioni.

17/04/2023

Tracklist

  1. The Garden
  2. Guilty Pleasures
  3. Meshuggah
  4. The Widow
  5. In The Rear View
  6. That Life
  7. Layla
  8. Shin Ramyun
  9. Weekend Run
  10. The Beach
  11. Nadja
  12. Keaukaha
  13. I Killed Captain Cook
  14. Drag




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