Il Colorado come terra di frontiera (sospesa tra montagne innevate e aree desertiche). Uno stato che non ha mai smesso di influenzare la proposta di questi musicisti, oggi tornati con un disco - il quinto in dieci anni - dal titolo programmatico: “American Gothic”. Gli statunitensi Wayfarer confermano, dunque, quella tesi secondo la quale il black-metal è un genere strettamente connesso con la storia o con le leggende di un determinato territorio.
L’approccio atmospheric che ha segnato i primi lavori della band si può ormai incanalare sotto un’ottica post-black, poiché quello dei ragazzi di Denver è un sentiero sempre più contaminato dai fantasmi e dalle memorie che hanno attraversato il cuore degli States. Un’evoluzione già iniziata con il superbo “World’s Blood” (2018) e poi proseguita in tempi recenti con le locomotive a vapore del corposo “A Romance With Violence” (2020), entrambi usciti su Profound Lore.
“American Gothic” esplora l’anima più intima di una nazione nata sotto il segno della conquista e della polvere da sparo. Se brani come “To Enter My House Justified” o “False Constellation” mantengono inalterata un’epica di chiara estrazione metal, è con l’organo Hammond di “A High Plains Eulogy” che i Wayfarer accendono un fuoco nella notte, sprigionando sogni e scintille attraverso una ballata degna di un western crepuscolare.
Tale carovana sonora oscilla spesso tra break acustici e passaggi più impetuosi: a tal proposito, si vola in alto sia con i nove minuti di “The Cattle Thief” (l’epilogo di marca folk-country lascia il segno) che con la viscerale intensità di “Black Plumes Over God's Country”, senza dimenticare gli incredibili bagliori southern gothic di “Reaper On The Oilfields”, un ipotetico punto di incontro tra Wovenhand, King Dude e le suggestioni letterarie di una certa narrativa a stelle a strisce.
Tra le realtà che producono un black-metal che suona 100% americano, i Wayfarer ribadiscono la loro seminale importanza, in compagnia dei conterranei Cobalt (loro con un tocco di sludge) o dei Panopticon (vi rimando al capolavoro “Kentucky”), tutte band con dei riferimenti storico-culturali ben definiti. “American Gothic” si rivela, così, un nuovo appassionante capitolo di un libro che ci racconta di un passato mai sepolto, neppure dal cemento dei grattacieli: dopotutto, basta uscire fuori dalla metropoli per respirare lo spirito di un luogo ancora segnato dal ferro dei cavalli.
29/10/2023