È una connessione consolidata, quella che unisce musica e fantascienza, legame profondo che non ha mai smesso di essere attivo. Dalle sperimentazioni dell’avanguardia elettronica, passando per le declinazioni cosmiche di tanto rock e quel territorio fertile ormai pienamente riscoperto che è il mondo delle sonorizzazioni redatte tra 60 e 70, i due ambiti hanno mantenuto un contatto costante nel tentativo di trovare esatta corrispondenza.
Non stupisce, dunque, ritrovarsi tra le mani una raccolta antologica che ripropone tale simmetria estraendo tracce inedite e non dal sottobosco elettroacustico nostrano. A promuoverla è il Trieste Science + Fiction Festival in occasione dell’edizione 2024.
La manipolazione elettronica rimane l’ambito d’elezione, la visione distopica l’attitudine maggiormente indagata. Non un caso, vista l’attualità in cui siamo immersi. Il suono della sirena che apre il vorticoso panning stereo della “Permacrisis” di Malasomma, il cui effetto dirompente abbiamo già apprezzato nel buon “Neolingua”, è emblematico di tale direzione. A seguirne la scia troviamo l’incisivo paesaggio algido disegnato dai Tristan Da Cunha e l’avvincente dark-ambient claustrofobico dei Chaos Shrine, progetto che vede insieme Paul Beauchamp e Andrea Cauduro.
Meno interessanti sono le risultanze derivate da traiettorie smaccatamente retrofuturiste, bloccate in un immaginario fin troppo passatista, debitore tanto delle trame kosmische quanto delle modulazioni synthwave di epoca post-punk. Se ne distacca parzialmente lo sviluppo ipnotico dei torinesi SabaSaba, lo veste di cinematiche venature darkwave Blak Saagan.
In chiusura, è posta un’ultima immagine generata dall’estro brillante di Martina Bertoni, che, attraverso le risonanze del suo violoncello e modulazioni elettroniche nervose, plasma il finale perfetto proiettando in un inner Space profondissimo e altamente emozionale. Un caleidoscopio dagli esiti variabili, ma sempre ammaliante, capace di rinnovare un’alchimia mai sopita.
11/11/2024