Cosa v'importa del c@$$o sul quale mi siedo?
Ha un bel dire
Ariana Grande sullo sfacciato singolo di lancio "yes, and?": quando il confine tra personaggio pubblico e vita privata si fa trasparente, non ci si può sottrarre alle malelingue della Rete. Del resto, tradurre il proprio vissuto in un'arte per la quale si è rinomati in tutto il mondo è la più proverbiale arma a doppio taglio, difficile andare a lamentarsi quando si passano le giornate a gettare gasolio nella fornace del proprio calvario. Ma lungo un decennio di carriera, Ariana è diventata brava a esorcizzare i demoni. Così, anche se talvolta il pubblico vituperio le entra irrimediabilmente sotto pelle, musica e parole la aiutano a costruire sempre la risposta adeguata - il segreto sta nell'impiegare un pizzico d'ironia per smorzare ogni dramma ed eccesso di volgarità.
Missione riuscita: metà serafica presa di posizione da stronzetta che non vuole rendere conto a nessuno, metà tributo alla
Madonna di "Vogue", e con un videoclip in omaggio a "
Cold Hearted" di Paula Abdul, il palleggiante house-pop di "yes, and?" è volato in vetta a Billboard, a traino di un album che, sin dal titolo ispirato alla commedia romantica di Michel Gondry "
Eternal Sunshine Of The Spotless Mind", esplora l'amore, il dolore e l'abbandono attraverso nuove, personali sfaccettature. Certo, il potenzialmente epico remix di suddetto brano, rielaborato con
Mariah Carey, non ha esattamente soddisfatto le aspettative, tradendo una routine manageriale forse troppo ben collaudata per prendersi ulteriori rischi al settimo album di studio. Sta di fatto che, tra nuovi trionfi frutto d'innato talento, e qualche momento già sentito, "eternal sunshine" offre l'onesto punto di vista di un'autrice troppo famosa per il suo stesso bene, ma ancora ispirata e riconoscibile tra mille.
Ma cos'è successo in casa Grande nei quattro anni che ci separano da "
positions"? Ariana direbbe che sono fatti suoi, ma i sassolini sparsi lungo il sentiero sostengono altrimenti. Dapprima un matrimonio partito in gran segreto per poi fallire platealmente in un divorzio lampo, poi un'incauta
liason con un collega già fidanzato, avvenuta durante le riprese del rifacimento cinematografico di "Wicked" in arrivo il prossimo autunno: Ariana la rubacuori emotivamente instabile s'è persa nel proprio culto, attirando le ire di chiunque mal sopporti i capricci d'amore di una
popstar ricca sfondata - "the boy is mine", si spiega sin dal titolo.
Eppure, sotto apparenti pose alla "Cruel Intentions", l'autrice è ferocemente capace di analizzare ogni fallimento senza risparmiarsi né distorcerne la narrativa a proprio favore. È il caso di "bye", devastante quanto inusitatamente riflessivo brano
disco col quale Ariana dice addio senza odio né biasimo, ma anzi preparandosi a una nuova fase di crescita con la quale rimettere in prospettiva anche il divorzio dei suoi stessi genitori, che tanto la fece soffire da piccola. Sottili filigrane di dolore in salsa r&b anche con "true story" e soprattutto "don't wanna break up again", che si spinge a definire l'ex-matrimonio come una "
situationship" facendo intendere dinamiche probabilmente malsane sin dall'inizio.
Ma è nell'amarezza della
title track che Ariana disarma l'ascoltatore, impiegando però un sordo andazzo
trap-pop che ne affonda l'emotività lirica, meglio quindi quando, da sotto un sintetico manto stellato, estrae il raffinato saggio di scrittura "wish i hated you", tra i brani più belli e interessanti in collezione.
Ma presto arriva l'unghiata dritta al cuore: "we can't be friends (wait for your love)" e annesso tristissimo videoclip, ispirato dal sopracitato film di Gondry, è un continuo fluttuare di impalpabili lustrini
eighties sbiaditi dalle lacrime, ricalcato dalle migliori lezioni di
Imogen Heap e
Robyn per inscenare una disperata catarsi in pista da ballo.
E il nuovo amore proibito? Se "yes, and?" e "the boy is mine" ne rappresentano il lato più sfacciato, è con l'andazzo acustico da ballata indie-rock anni
Novanta di "imperfect for you" che Ariana mostra i semi di una più romantica sensualità. Immancabile a questo punto citare il fatato synth-pop al rallentatore di "supernatural", brano particolarmente ispirato nella sua semplicità - non a caso già rielaborato in forma di duetto assieme a
Troye Sivan, autore a sua volta pochi mesi fa di un album dai toni spesso simili, "
Something To Give Each Other".
È con la presenza dell'amata nonna materna Marjorie su "ordinary things" che Ariana chiude l'ascolto, porgendo omaggio all'esperienza di tutte quelle donne che prima di lei hanno navigato la tempesta dei propri sentimenti.
Certamente "eternal sunshine" non stravolge le carte come forse avremmo sperato, anzi si posiziona sulla scia dei tre album precedenti, rafforzandone giusto l'estetica con qualche inedito tratteggio dance. Ma, ancora una volta, Ariana ha costruito un ascolto elegante e raffinato, che non ha paura di sacrificare l'immediatezza radiofonica in favore di sottigliezze produttive e interpretazioni asciutte e pertinenti.
Tra comodo autocitazionismo e nuove ispirazioni, "eternal sunshine" coglie un momento particolare; l'immancabile accenno all'astrologia di "Saturn Returns Interlude", infatti, allude alla teoria secondo la quale il riallineamento di Saturno, evento che ricorre ogni ventinove anni circa, rappresenti un periodo di prova da affrontare per poter ascendere verso una nuova fase di maturità - e a trent'anni compiuti, Ariana sente di essere nel mezzo di questa nuova dolorosa ed eccitante transizione. Quanto di tutto questo sia davvero attribuibile alla posizione di un pianeta in relazione alla Terra, e quanto sia piuttosto il frutto di uno stile di vita da
popstar fuori dai canoni, ovviamente, è opinabile. Ma di una cosa possiamo essere certi: tra i ranghi dell'alto
mainstream internazionale, la proposta di Ariana Grande mantiene un valore tutto suo.
15/03/2024