Questa è una storia che ha del fantastico e dell’immaginario, un racconto che sembra frutto di strane sinergie tra realtà virtuale e intelligenza artificiale. Questa è la storia del cantante senza volto: Frank Joshua.
I primi indizi risalgono al 2009, un singolo intitolato “Easy One” cattura l’attenzione dei cultori del sophisti-pop, ma non è la facciata A a prendersi la scena, bensì il retro “Rain”, una perfetta pop-song che rinverdisce i fasti della stagione d’oro dei Prefab Sprout e dei Deacon Blue.
Il mistero s’infittisce quando nel 2011 il secondo oggetto del desiderio, “Easy Two”, ripropone in bella vista la canzone “Rain” insieme ad altre quattro tracce, tra le quali spunta la splendida ballata “Kiss”, brano che sembra finalmente destinato a lanciare il nome di Frank Joshua. Il destino è però strano, e dopo la pubblicazione dell’unico Ep in formato fisico nel 2013 “Easy Too”, recensito sulle nostre pagine in attesa di un seguito, il nome di Frank Joshua si perde nell’oblio.
Il musicista continua a scrivere canzoni incurante della eventuale pubblicazione, fino a quando non incontra il produttore Tony White, che lo convince a mettere finalmente ordine nell’affollato canzoniere personale e grazie alla Numen Records realizza una serie di album che attirano l’attenzione da parte di pubblico e critica.
“Turn To Your Soul” è il terzo album pubblicato sotto l’egida della nuova casa discografica, ennesima raccolta di brani dal taglio elegante che mette in luce una scrittura sempre più variegata. La malinconia agrodolce di pezzi come “Wonderful You” e “Bluebell Wood” è adornata da arrangiamenti raffinati, dove elettronica e strumentazione classica si sposano senza stridere, lasciando alla magia delle melodie sempre ben calibrate, il compito di far scivolare le emozioni con una naturalezza impressionante.
Non stupisce che Frank Joshua (il cui vero nome è Simon Pitkeathley) indichi Stevie Wonder, Paddy McAloon, David Bowie e i Daft Punk tra le influenze del suo songwriting, quest’ultimi insieme ai Pet Shop Boys fanno capolino dietro le trascinanti “You Are All I Need”, “Patent Leather Car” e la più introspettiva “Millionaire”, una delle composizioni più riuscite di “Turn To Your Soul”.
Se amate i Prefab Sprout, i Lilac Time, i Miracle Mile, Andy Pawlak, i Deacon Blue e tutta la stirpe sophisti-pop, difficilmente resisterete al fascino melò di “Winter Cowboy”, alla perfezione pop della title track e alle due autentiche perle folk “Kiss” (brano recuperato per l’occasione) e “Victim”, una ballata per piano, archi e voce che sottolinea l’abilità del musicista londinese nel tenere a bada la stucchevolezza del pop romantico. Nell’attesa di approfondirne l’intera produzione, “Turn To Your Soul” è l’occasione giusta per apprezzare la raffinata arte del musicista senza volto.
10/12/2024