Il primo amore non si dimentica mai. Lo si può riporre in un angolo della testa, si può cercare di trasfigurarlo, si può arrivare a odiarlo, ma rimane lì, a pungolare e a riaffiorare nei momenti più impensabili. Non che Mica Tenenbaum e Matthew Lewin abbiano mai davvero rinnegato i trascorsi progressive ai tempi in cui si facevano chiamare Tabula Rasa, un certo gusto per la complessità d'impianto e per elaborati concept ne anima le gesta sin dagli esordi a nome Magdalena Bay, eppure mai come adesso quell'energia che ha animato i loro primi passi musicali da liceali nerd diventa il catalizzatore principale, il fuoco ispiratore di un sostanziale cambio di passo. Composita opera pop incentrata su True, personaggio di fantasia costretto a subire un cambio di percezione attraverso l'inserimento di un disco dalla fronte (e la conseguente creazione di un essere parallelo), "Imaginal Disk" è lo scarto laterale di un duo che all'impeccabile immediatezza dell'esordio adesso contrappone tutta la potenza creativa e la grandeur di un universo tanto sconcertante quanto avvincente, variegato all'inverosimile. Esplorarlo, ancora e ancora, diventa pressoché un obbligo.
Inutile tentare di cavare conclusioni definitive, un racconto lineare dal disco; anche il sito ufficiale, completamente ristrutturato per l'occasione, si presta a un vagabondaggio inquieto, un perlustrare stanze senza meta, alla maniera degli incubi surreali di Yume Nikki. Meglio seguire il flusso senza porsi troppe domande, affidarsi alle scarse note fornite dal duo (si tratta di una lunga ricerca di True alla volta di ciò che significa essere umani) e lasciar parlare i contrasti, la tensione che scaturisce a ogni angolo tra le pulsioni di un tempo e le più regolari geometrie pop degli ultimi anni.
In questo scontro tra pulsioni opposte, la musica che ne deriva non può che prendere canali difformi, sciogliendo le gommosità di "Mercurial World" ma guadagnando inevitabilmente in profondità di campo, nel modo in cui gli alvei funk ed elettrici del primo album confluiscono in articolati groove settantiani e suggestive coltri psichedeliche. Che ai synth palleggianti di "Image", carichi di una tensione che deflagra in bombastiche distorsioni di basso, si contrapponga immediatamente una lunga cavalcata piano-rock, piena della magniloquenza del migliore Elton John e di un ritornello schiacciasassi (qualcuno ha detto Gregg Alexander) ha tutto il senso del mondo. La ricerca della propria umanità passa per simili attriti, dal conflitto può emergere anche una febbricitante coda quale "Fear, Sex", in cui la dualità eros-thanatos trova pieno sfogo.
In questa imprevedibile parata di racconti, Mica Tenenabum si muove con sinuosità felina, ora sfoderando acuti improvvisi (sul chiudersi di "Vampire In The Corner", tra le più disperate confessioni d'amore degli ultimi tempi), ora avanzando con fare misterioso, un passo che avanza tra glitch hip-hop e fioriture barocche, come un messaggio che piano piano lo spazio divora. Il tutto senza mai perdere di vista la pulizia delle melodie, lucide pur nei loro costanti voltafaccia. Dal trotto in crescendo di "Killing Time" alla costruzione in chiave Genesis di "Tunnel Vision", forte di smagliante slancio strumentale, il duo non perde mai di vista l'obiettivo, disperde le acque con grande facilità di comunicazione.
L'esperienza di scrittura pop acquisita col primo album porta quindi a sfruttare curiosi easter egg come il groove annebbiato di "Running Out Of Time" di Lil Yachty per un paranoico gioco degli opposti ("Love Is Everywhere") centra soprattutto una delle canzoni più commoventi del loro repertorio. Col fare degli ABBA più sontuosi, ma con un tocco allusivo che il testo concretizza in brevi, sfuggenti, pennellate, "Cry For You" cresce e cresce, monta un'impalcatura orchestrale senza che ne emerga il sospetto, travolgendo ogni cosa al suo passaggio, rendendosi pura, inarrestabile emozione.
Emozione, per l'appunto. "The Ballad Of Matt & Mica", unico brano che prescinde dall'impalcatura narrativa principale, ma che in fondo ne riassume alcuni degli assunti generali, intercetta con illustre perizia tastieristica la definitiva presa di coscienza della coppia californiana, l'esultanza nell'avere individuato una sintesi formidabile tra le loro pulsioni, tale da essere felicemente riconoscibile. Che questa gloriosa presa di consapevolezza, questo bizzarro disco immaginale, possa aiutare anche il nostro personale risveglio?
01/09/2024