Ulver

Liminal Animals

2024 (House Of Mythology)
synth-pop

Nel 2021, la House Of Mythology pubblicò un volume intitolato “Wolves Evolve: The Ulver Story”, un bel librone di oltre trecento pagine nel quale veniva raccontata l’evoluzione stilistica e concettuale di una delle più apprezzate band norvegesi di sempre. Black metal, ambient, drone, avanguardia e oscure sperimentazioni elettroniche, attraverso un percorso coerente ma tutt’altro che scontato e ripetitivo, culminato in tempi recenti con la virata synth-pop del celebrato “The Assassination Of Julius Caesar” (2017).
Questa premessa rivela, dunque, il paradosso di un cambiamento che sembra essersi arrestato da ormai sette anni (senza prendere in considerazione l’esperienza live dei vari “Drone Activity” e “Hexahedron” oppure il trascurabile horror-synth di “Scary Muzak”). Perché “Liminal Animals”, già come il precedente “Flowers Of Evil” (2020), è un disco da cui non bisogna attendersi chissà quali sorprese: i lupi oggi evolvono timidamente, preferendo crogiolarsi all’interno di una tranquilla comfort zone.

Nonostante l’album esca alla fine di un periodo doloroso per la band (un anno segnato dalla scomparsa del tastierista Tore Ylwizaker), gli Ulver non hanno mai smesso di scrivere musica. Non a caso, alcuni brani contenuti in “Liminal Animals” già li conosciamo, fin dalla primissima “Ghost Entry” (pubblicata addirittura a fine 2023), un passaggio elegante (ma non imprescindibile) il cui testo sembra volersi legare proprio a qualcosa di ciclico e ripetitivo ("The days are numbered and so are words/ We repeat the same old words"). Un uroboro che si rigenera con maggior enfasi nella successiva “A City In The Skies” (il taglio synth-rock penetra fin dentro l’arioso refrain) e poi ancora nel miglior brano dell’intero lavoro, la notturna “Forgive Us” (impreziosita dalla tromba dell’ospite di turno Nils Petter Molvær).

C’è da dire che “Liminal Animals”, quando vuole, è un disco capace di sintetizzare al meglio ciò che hanno fatto gli Ulver durante gli ultimi quattro lustri, come nel caso della strumentale “Nocturne #1” (una notevole progressione di marca ambient) o dell’inquieta “Locusts”, quest’ultima non troppo distante da certe atmosfere assaporate in “Wars Of The Roses” (2009). Tuttavia, al di là degli inevitabili retaggi o di una qualsivoglia autocitazione, c’è la volontà di insistere lungo un cammino ben definito: è il caso della raffinata “The Red Light” o della fin troppo spensierata (nonché iperottantiana) “Hollywood Babylon” ("Don’t fuck with America/ They’ll shoot you anyway"), il cui titolo rimanda direttamente alla controversa opera letteraria di Kenneth Anger.
L’ossessione sperimentale torna invece durante gli undici minuti conclusivi di “Helian”, un brano che contiene la lettura da parte di Jørn H. Sværen dell’omonimo poema di Georg Trakl (1887-1914), poeta austriaco morto in giovane età in seguito a un’overdose di cocaina. Anche la copertina del disco risale agli albori dello scorso secolo, considerando che gli Ulver, per l’occasione, hanno utilizzato un disegno di Austin Osman Spare realizzato nel 1911.

In definitiva, pur con i suoi timidi diversivi, “Liminal Animals” è un lavoro che scivola perfettamente nel solco già scavato dalle recenti pubblicazioni. Nulla di male, sia chiaro, ma in questo caso due-tre brani di alto livello non permettono alla band di superare (o almeno di eguagliare) quanto di ottimo fatto nel recente passato, specialmente con “The Assassination Of Julius Caesar”. Inevitabili paragoni che senza dubbio potranno essere scacciati con un ennesimo, sorprendente, cambio di rotta. Quello che gli Ulver sanno fare meglio.

14/12/2024

Tracklist

  1. Ghost Entry
  2. A City In The Skies       
  3. Forgive Us 
  4. Nocturne #1
  5. Locusts      
  6. Hollywood Babylon      
  7. The Red Light      
  8. Nocturne #2
  9. Helian

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