Dish-Is-Nein - Occidente (A Funeral Party)

2025 (Black Fading)
industrial, elettronica

In un mondo virtuale e non, dove tutti sputano la propria sentenza (spesso mai argomentata) su qualsiasi materia di dibattito, i Dish-Is-Nein rappresentano un fronte di minoranza sovversiva, poiché parlano soltanto quando è necessario. Come lucciole che stanno tra le tenebre o come degli eremiti sulla cima di una montagna, ogni tanto tornano tra la folla per raccontarci la loro funesta visione della realtà. Una visione provocatoria, a tratti dissacrante, da sempre lucida nel saper leggere con estrema intelligenza e onestà intellettuale i mutamenti di un’epoca di apparente benessere e felicità.
La linea verticale che dai Disciplinatha ci ha condotti fino alle inattese sei tracce dell’omonimo (notevole) "Dish-Is-Nein" del 2018, oggi ritrova vigore grazie a un album dal titolo programmatico. È una festa amara, quella del nostro caro Occidente, un non-luogo popolato da troppe persone convinte della superiorità morale e materiale del proprio impero di appartenenza.

Dario Parisini, scomparso quasi tre anni fa, non c’è più, ma la sua assenza oggi ha il sapore di una viscerale presenza, considerando che Cristiano Santini ha deciso di non sostituirlo in alcun modo. Questo è un disco senza chitarre.
Accanto a lui, il gradito ritorno di Roberta Vicinelli (già nei Disciplinatha nel corso dei 90's) e l’entrata definitiva in formazione di Justin Bennett, batterista americano di stanza in Italia con un passato negli Skinny Puppy. Ne deriva un sound di pura matrice electro-industrial, una peculiarità che non sopprime in alcun modo l’anima rock-iconoclasta da sempre cuore pulsante del progetto un tempo Discliplinatha. Un percorso controverso (e da alcuni mal digerito) capace di collocare la band come la risposta italiana più autentica e cangiante a quanto proposto dagli imprescindibili Laibach in terra slovena.

Il primo singolo estratto dal lavoro, “Stato di massima allerta”, ne è la prova più tangibile: la voce di Cristiano Santini non sarà marziale come quella di Milan Fras, ma gli umori non sono poi così distanti da quelli già assaporati in “Eurovision”. Un baratro annunciato, un continente che cade a pezzi, il potere che sorride, concede e reprime con la stessa mano. Mentre noi, con la schiena piegata, ci facciamo andare bene tutto. Citando l’opera più celebre di Étienne de La Boétie, è un discorso sulla servitù volontaria.
Sensazioni che ritornano nell’alienazione dell’individuo cantata in “Superfluo”, un brano che attraverso il nichilismo e la rassegnazione ci conduce tra le braccia di un epilogo-marcia funebre, l’estremo saluto a Dario in una società vestita a lutto (“tu invece, quanto manchi, amico mio”).

Ogni composizione è una stoccata, un colpo secco. “Occidente” spara a zero sull’ipocrisia e sul declino di cui siamo testimoni (“Occidente, il niente. Un bancario, non più un uomo, un sudario. La lotta al patriarcato, la bamba, la Nato”). Un’abbuffata globalista che si rigenera nel paradosso (il memorabile gelo elettronico di “Asylum”, con tanto di citazione per “Ancora tu”) e che scatena la più nera disillusione (“Dove il buio si muove”). Sentori apocalittici di cui siamo spettatori inermi: ascoltiamo in silenzio, nel luogo del nostro esilio, dove osserviamo con lucidità l’evolversi di questo cataclisma imminente.
Questo desolante quadretto viene completato dalla discreta “Le voci del silenzio” e da un riuscito nonché personale omaggio ai Beatles (le controversie lisergiche di “Lucy In The Sky With Diamonds”), dove ritroviamo il Coro Monte Calisio e un’apatia che diventa nevrosi, perché la droga non è mai una fuga e neppure una soluzione.

“Occidente (A Funeral Party)” rappresenta un buon ritorno per i Dish-Is Nein, un disco di valore forse (se vogliamo cercare il pelo nell’uovo) eccessivamente incastrato all’interno di uno schema compositivo piuttosto rigido, dunque meno diversificato rispetto alle precedenti esperienze. Tuttavia, questa omologazione risulta addirittura in linea con un algido messaggio ormai estraneo a ogni forma di lotta e di speranza. In effetti, siamo pedine all’interno di un sistema irreversibile (“il mio ottimismo si fonda sulla certezza che questa civiltà crollerà. Il mio pessimismo su tutto ciò che essa farà per trascinarci nella sua caduta”, scriveva Guy Debord). Parole che potrebbero riassumere alla perfezione il pensiero dei Dish-Is-Nein targati 2025.

25/03/2025

Tracklist

  1. Occidente
  2. Dove il buio si muove
  3. Le voci del silenzio
  4. Asylum (ausonia)
  5. Stato di massima allerta
  6. Lucy In The Sky With Diamonds
  7. Superfluo
  8. A Funeral Party (SuDario)

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