Fabio Mina - Existence/Resistance

2025 (Okum)
avant-jazz, world music, ambient, electro

Si verifica un evento straordinariamente efficace ogni qual volta si ha l’opportunità di accedere al complesso mondo di un musicista non attraverso l’ascolto – magari distratto - di un disco, bensì grazie alla fortuita occasione offerta da un’esibizione live, ancor più se si presenta (come accaduto a chi scrive in questo specifico caso) praticamente sotto casa, grazie a un gruppo di illuminati musicofili che gestiscono il Garage, piccola oasi urbana di resistenza artistica in quel di Latina, la vera provincia cronica italiana. Sul palco Fabio Mina, un accademico in grado di uscire dal Conservatorio con la consapevolezza di saper (e poter) scoperchiare un mondo. Fabio ha mandato a memoria l’insegnamento impartito dai classici, che adora e rispetta: mi cita a fine concerto John Coltrane, ma nelle sue opere prende il proprio strumento, il flauto contralto, e lo innesta in un intricato gioco di iterazioni elettroniche che condividono ben poco con il formalismo attentamente codificato e super-protetto dei puristi.

Con lui non ci sono computer, bensì un imponente dispiegamento di congegni analogici, synth, mini moog, campionatori, sequencer, loop station, effettistica varia, più – ovviamente - il flauto, suonato dal vivo e vivisezionato in tempo reale, scomposto, frammentato, trasmutato, per poi essere restituito alla platea in mille cangianti rifrazioni. Sono due i vocaboli guida in questo ambizioso processo: contaminazione e improvvisazione, i medesimi elementi che caratterizzano i lavori in studio del musicista riminese, che a inizio 2025 ha pubblicato “Existence/Resistance”, progetto avant-jazz che guarda con forza in direzione world music. Radici ancestrali e visioni futuristiche si rincorrono senza sosta, in dieci tracce che si muovono con naturalezza dal minimalismo puntiforme di "Mormorio" ai morbidi beat che arricchiscono e vivacizzano la texture ambient di "Calima", dal rito sciamanico di "Terra" alle striature new age di "Dune", sino alle sensazioni naturalistiche di “Sento”, il momentaneo epilogo di un appassionante viaggio in grado di condurre l’ascoltatore verso territori soltanto in parte già scoperti ed esplorati.  

Negli ultimi mesi il flauto è stato ampiamente sdoganato grazie alle illuminazioni di due artisti molto quotati, l’ex-Outkast André 3000 e Shabaka Hutchings, uno dei riferimenti assoluti della scena jazz contemporanea, entrambi autori di dischi che correvano il rischio di essere percepiti come noiosissimi autogol e invece sono stati incensati dalla critica e apprezzati dal pubblico più attento. Si parte da lì, in particolare da “I’ll Do Whatever You Want”, la traccia che Shabaka ha condiviso nel suo album - “Perceive Its Beauty, Acknowledge Its Grace” - con Floating Points, uno dei geni della musica elettronica mondiale.
Fabio Mina non sfigura al cospetto di maestri tanto autorevoli, anzi, il suo disegno si spinge ben più in là, slanciandosi verso obiettivi sfidanti, realizzando un’opera densa di suoni, umori e sensazioni. Nel giro di poche settimane Fabio ha poi pubblicato un ulteriore capitolo del proprio percorso artistico, un'altra tappa del viaggio, “Pietrafonie”, questa volta condivisa con Francesco Savoretti, Maria Moramarco e, in parte, con Markus Stockhausen.

09/05/2025

Tracklist

  1. Vivo
  2. Mormorio
  3. Calima
  4. Terra
  5. Dune
  6. Ali
  7. Ski Um Talx
  8. Piume
  9. Noi
  10. Sento


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