When the rhythm breaks
I'm just staring
When the rhythm breaks
Playing solitaire
L'insperato ritorno sulle scene degli
Horrors induce subito a un certo smarrimento, sia nei testi, perlopiù claustrofobici, solo raramente ariosi, e sia nello stile, ormai prettamente
darkwave alla maniera dei
Depeche Mode: terzi o quarti dipende dai casi. Ma Faris non potrà mai essere Dave. Così come l'ingresso in scuderia della tastierista Millie Kidd e del batterista Jordan Cobb aggiunge fumo pirotecnico e poca sostanza a una ricetta che stordisce chi aveva apprezzato le potenzialità danzerecce e a questo punto illusorie espresse ai tempi di quel capolavoro che è "
Something To Remember Me By".
Via dunque la luce e dentro l'ombra dei primissimi tempi. Se il basso
post-punk di "The Silence That Remains" è un doppio carpiato all'indietro verso i
Cure, o scegliete pure voi un gruppo a caso vicino ai
Sound e compagnia bella, il passo spettrale di "Trial By Fire" riassesta al meglio le aspettative, e al netto di ogni rimando possibile.
Insomma, al sesto giro di boa la band inglese ha praticamente messo da parte un certo passato per chiudersi a riccio in partiture noir potenzialmente affascinanti, che assecondano un sentimento che è di rottura, in un continuo lasciarsi cadere tra linee cupe di synth e melodie sghembe.
È un tuffo, appunto, nel vuoto, mentre il tempo scivola via e oltre i pensieri di un addio fin troppo scontato, prima che il battito elettronico di qualche anno fa riaffiori imbevuto di petrolio e liquame industriale ("Lotus Eater"). C'è anche spazio per un solitario giocato all'alba in perfetta solitudine, con le tastiere che bramano finalmente il sole e Faris che canta assopito il ritorno alla vita dopo una notte di incubi elaborati a singhiozzo ("When The Rhythm Breaks").
Al prossimo tour saranno in molti a saltare sulle note di "La Runaway", non perché sia il momento migliore di un disco straniante, ma semplicemente perché è la traccia in cui i "nuovi" Horrors mandano allegramente a quel paese gli altrettanto nuovi demoni.
"Night Life" resta alla fine della fiera un disco divisivo, che si sottomette al tentativo di reinventarsi con risultati altalenanti però nel complesso apprezzabili. Prendere o lasciare. O meglio: maneggiare senza troppe pretese o rimettere immediatamente sul piatto quelli più ispirati di una volta.
09/04/2025