Lambrini Girls

Who Let The Dogs Out

2025 (City Slang)
riot post-post-punk

C'è un meccanismo abbastanza scientifico che mi è utile per captare quando sta per accadere qualcosa di serio intorno a una band (più o meno) esordiente: ricevo messaggi da amici che comunicano di aver scoperto un nuovo gruppo interessante. Esistono due categorie di amici musicofili: quelli che captano segnali di novità in maniera continuativa e quelli che di solito ne restano quasi completamente impermeabili. Quando a inviarmi il messaggio è un amico appartenente alla seconda categoria, con molta probabilità sta per verificarsi un evento di un certo rilievo. Poi ho saputo che il numero di gennaio di un noto magazine musicale italiano avrebbe dedicato la copertina proprio a loro, le Lambrini Girls, quindi non ho più avuto dubbi. Nonostante il loro Ep del 2023, "You're Welcome", non mi avesse particolarmente entusiasmato, o comunque molto meno rispetto ad altri recenti hype, tipo Last Dinner Party, Sprints o, ancor più, julie e Been Stellar, devo riconoscere che i tre singoli centellinati in attesa della pubblicazione di "Who Let The Dogs Out", il primo album delle Lambrini Girls, non erano affatto male, anzi...

Non chiamatele riot grrrls (anche se la loro attitudine riporta in maniera naturale all'esperienza di Kathleen Hannah con le Bikini Kill, magari osservate attraverso gli occhiali da sole di Amyl And The Sniffers) perché le due biondissime musiciste di Brighton si battono in maniera aperta contro qualsiasi discriminazione di genere (niente di nuovo, ok), e in favore dei sacrosanti discorsi su inclusione e diversity (niente di nuovo, ma è sempre bene che se ne parli). I riferimenti di Phoebe Lunny e Lilly Macieira (questi i nomi delle due protagoniste) non sono però ancorati esclusivamente negli anni Novanta: ascoltate l'incipit di "Company Culture" e non sarà difficile scorgere una straordinaria somiglianza con il tipico suono chitarristico prodotto dagli Idles, così come molti tratti delle linee vocali schiudono evidenti collegamenti con gli Sleaford Mods. Prossimità rinforzata dagli argomenti trattati, il medesimo approccio critico verso l'attuale situazione socio-politico-economica (ancora niente di nuovo, certamente, ma il disco poi, alla fine, ti si appiccica addosso).

"Who Let The Dogs Out" è un lavoro costantemente su di giri, che esplode la propria rabbia in poco meno di mezz'ora, affrontando discorsi serissimi attraverso testi divertenti, provocando un corto circuito che invita l'ascoltatore a riflettere, ma in maniera esilarante. "Not just bad apples, it's a whole rotten tree", gridano nell'iniziale "Bad Apple", canzone sulle brutalità non di rado utilizzate dalle forze di polizia, mentre le successive "Company Culture" e "Big Dick Energy" - due pezzi che entreranno fra qualche anno nel loro ipotetico best of - spostano il discorso rispettivamente su molestie/discriminazioni nel mondo del lavoro ("My co-workers say I've got no sense of humour/ Smile and ignore that my boss wants to fuck me/ Michael, I don't want to suck you off on my lunch break") e sul machismo tossico in generale ("A champion of heterosexuality/ Stop telling me how much you lift").

"Nothing Tastes As Good As It Feels" si focalizza su anoressia e disordini alimentari ("Kate Moss gives no fucks that my period has stopped/ I wish I was skinny, but I'll never be enough"), "You're Not From Around Here" affronta il tema della gentrificazione nelle grandi città, mentre "Filthy Rich Nepo Baby" sbandiera senza riserve il problema del nepotismo nel business musicale, "Special Different" parla di neurodivergenza ("Don't tell me to calm down/ I was born to stand out") e la conclusiva "Cuntology 101" (dove al posto delle chitarre emergono i synth a tratteggiare una situazione da dancefloor alternativo) elenca una lista di figaggini da portare a termine prima di morire ("Having cum on my shirt is cunty/ Doing a poo at your friend's house").
Inizialmente il progetto Lambrini Girls includeva anche la batterista Catt Jack, ora fuori dalla partita, ma tutto continua a funzionare, anche meglio di prima. Produce Daniel Fox, il bassista dei Gilla Band, uno di quelli che sa come far suonare una band in maniera "rumorosa". Ladies and gentlemen, ecco servita la nuova frontiera del post-post-punk, quella che cerca di conquistare copertine e classifiche, e non è detto che debba costituire un danno.

16/01/2025

Tracklist

  1. Bad Apple
  2. Company Culture
  3. Big Dick Energy
  4. No Homo
  5. Nothing Tastes As Good As It Feels
  6. You're Not From Around Here
  7. Scarcity Is Fake (communist propaganda)
  8. Filthy Rich Nepo Baby
  9. Special Different
  10. Love
  11. Cuntology 101








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