Snapped Ankles - Hard Times Furious Dancing

2025 (The Leaf Label)
dance-punk, post-punk
7.5

C’è bisogno di scuotersi per rimanere vivi. C’è bisogno di scendere nelle piazze per far vedere che ci siamo. C’è bisogno di vivere momenti di euforia per sottrarsi all’abbraccio della negatività social. E soprattutto di musica che interpreti questa euforia e la trasformi in energia eversiva di un ordine costituito basato sul mero consumismo. La musica degli Snapped Ankles ti prende e non ti molla finché non ti sei alzato e hai cominciato ad alzare le braccia al cielo: “Sono vivo!”.

Vengono da East London e dal 2017 interpretano la musica come provocazione e furore espressivo. Da subito sono stati interpreti di live incendiari (ai quali si presentano mascherati) e pubblicazioni di musica basata su ritmo, rumorismo urticante, declamazioni politiche critiche verso le nostre perversioni capitaliste. Accostati impropriamente al recente revival post-punk, ne riprendono alcune istanze sonore nel disturbo che il rumore industrial produce nell’ascoltatore. Per il resto la loro proposta è un fisico big beat che prende dalla scena inglese degli anni Novanta, tra ritmi spezzati, spoken word robotico, atmosfere danzanti. Musica elettronica per performance art rock che creano una miscela anni 80-90 irresistibile nell’epoca delle bulimiche iper-produzioni zuccherose tutte uguali.
Sin dal primo Ep per The Leaf Label (“The Best Light Is The Last Light”) hanno chiarito che il verbo fatto di sintetizzatori urlanti, strumenti distorti e ritmo teutonico era il loro modo di agire. Tutto questo, attraverso quattro album non sufficientemente considerati, trova conferma nel nuovo “Hard Times Furious Dancing” con qualcosa in più che si rivela nel titolo, ispirato a un verso della poetessa Alice Walker. Tempi duri come questi richiedono attivazione della mente e del corpo, e la danza sembra essere metafora dell’agire frenetico che il nostro tempo richiede. Il fluire dei brani risponde appieno a questo spirito e la parola frenesia ben si adatta a ciò che si ascolta.

Gli impulsi meccanici aprono “Pay The Rent”, mentre una linea di basso sintetica e minacciosa crea il terreno per incursioni di sintetizzatori impazziti in un brano vicino ai Chemical Brothers di “Dig Your Own Hole”, tanto per capirci su quale è l’universo musicale dei nostri. Il testo è un’accusa contro lo spreco di risorse nella nostra decadente società: “Turn down the gas and try to ration, Do the maths and cut back fashion, There’s no cheaper funeral than direct cremation”. “Raoul” incede con ritmo teutonico, la voce è lontana e metallica, i synth si sovrappongono a creare un tappeto di scintillii che rendono il brano ancora più acido mentre il testo richiama l’inumanità della nostra indifferenza: “Everybody looked the othere way, everybody looked the other way”.
L’ottovolante continua con il brano più minaccioso: “Dancing in Transit” è una corsa a quale sintetizzatore o manopola crea il suono più industriale. Tra sequencer in libera uscita e ritmi spezzati non si riesce a stare fermi sperando che il brano non finisca mai. Convinti che la band abbia già dato il massimo, ci si imbatte invece nel siderurgico “Smart World” che, tra richiami industrial alla Cabaret Voltaire e ritmiche incalzanti anni 80, ci mette davanti al rimbambimento tecnologico che è il vero pericolo per l’umanità: “Everyone one I meet is getting lazier in the head almost daily”.

“Hard Times Furious Dancing” è un album necessario, fresco e sfidante allo stesso tempo. Merita attenzione perché fa pensare, dà energia e, se volete, ci ballate sopra furiosamente.

31/05/2025

Tracklist

  1. Pay The Rent
  2. Personal Responsibilities
  3. Raoul
  4. Dancing in Transit
  5. Where’s The Caganer?
  6. Smart World
  7. Hagen Im Garten
  8. Bai Lan
  9. Closely Observed

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