I MOSTRI - La gente muore di fame (2012, Goodfellas)
rock, ska, punk
Grandi e piccole storie metropolitane dalla nostra capitale, indiscriminate distese di cemento, microcriminalità diffusa, la noia delle giovani generazioni, il malessere diffuso che non trova habitat soltanto nella provincia cronica italiana, ma anche in una città meravigliosa come Roma. I Mostri disegnano ritratti impietosi e iper-realistici a ritmo di rock, ska, reggae, brit, punk, interpretando il ruolo di giovani cantori del nuovo millennio e dimostrando di sapersi abilmente muovere fra diversi registri musicali. Le chitarre sono spesso impetuose ("I mostri") e all'occorrenza sanno ben declinarsi in levare ("Scusa se", "Noi non facciamo niente"), aprirsi in riusciti squarci melodici ("Camilla", "Piazza Trilussa") oppure in ritornelli canticchiabili ("1982"). Ne esce fuori un ritratto che intende dipingere la Roma contemporanea, ma che è cartina di tornasole per qualsiasi altra grande città italiana (e non solo italiana). Da segnalare che "Cento lame" è la loro personale e gradevolissima rivisitazione di "Lupe Brown" dei Fratellis. "La gente muore di fame" impone I Mostri come nuovi portavoce delle giovani generazioni, le quali dall'ascolto di un lavoro come questo dovrebbero prendere atto dei contenuti non tanto per identificarsi narcisisticamente in essi, quanto per trarre indispensabili ed urgenti spunti di riflessione (Claudio Lancia 6,5/10)
ELETTROFANDANGO - Achab Ep (Blinde Proteus, 2012)
alt-rock
Per il sudato seguito di "In quanto già peccato" gli Elettrofandango dell'Ep "Achab" si affidano a una produzione chiassosa, sovrappopolata di effetti, stop 'n' go, synth brutali, che funziona particolarmente nella slintiana "Vertigo". Solo "Polare" rimembra il loro noir maledettista, mentre "Relictual" - suo opposto - è un intermezzo d'avanguardia che incorpora l'idea più interessante di tutto il progetto. "Achab", attacco sciamanico che accende una parodia dei Neurosis e del post-rock matematico, piazza solo in fondo al brano il ritornello, e un crescendo-jam minimalista. La band non ha mai suonato così labirintica e implacabile. Il ping-pong thrash-metal di "Nessuno" duetta con un synth di natura industriale, mentre il canto si dà a una possente imitazione dell'industrial-rock dei 90. "Denti" aumenta velocità e nevrosi (specie nei ruggiti del sintetizzatore), ma non prosegue per le strade di "Achab" e "Nessuno". Svolta dura che non fa prigionieri: canzoni articolate pur nella loro millimetrica impalcatura, suoni vampirici, umore grand-guignol mantenuto e ribadito, sintesi spettrale che spezza i femori al pop-rock italiota. Tanti doni e un rovescio, una batteria (Francesco Montagner) che sorprendentemente arranca sotto i colpi precisi e violenti di chitarra e tastiere. Concept dato da una citazione biblica: "Sarai come chi giace in mezzo al mare, come chi siede sull'albero maestro" (Proverbi, 23, 24) (Michele Saran 6,5/10)
DRAKKAR - When Lightning Strikes (2012, My Kingdom Music)
power-metal
Dieci anni dopo "Razorblade God" tornano i Drakkar, con il quarto lavoro del proprio percorso discografico ed ennesimo cambi di formazione: l'attuale line-up vede accanto a Davide Dell'Orto (voce), la chitarra di Dario Beretta, le tastiere di Corrado Solarino, il basso di Simone Cappato e la batteria di Mattia Stancioiu. "When Lightning Strikes" è un lavoro metal con tutti i crismi e - diciamolo - i cliché del genere, piuttosto orientato al gusto eighties britannico, con gli Iron Maiden punti di riferimento assoluti. Heavy metal epico e magniloquente, a tratti melodrammatico, a tratti alla ricerca di soluzioni coraggiose nelle strutture (ben quattro tracce su quindici si approssimano ai sei minuti), con un'idea di fondo che lo fa approssimare a un concept fantascientifico. Tutto è suonato e cantato con proprietà di mezzi e grande maestria, anche se qualche variazione stilistica permetterebbe ai Drakkar di svincolarsi dai modelli di riferimento, per quanto sia lecito pensare che la fedeltà alla linea sia puramente voluta. Lavoro dedicato ai fan oltranzisti del power metal, i cui applausi saranno garantiti (Marco Bercella 6,5/10)
THEIR OCEAN OF WORDS - Circles (2012, Autoprodotto)
death-metal, metalcore
Si sono formati da appena un anno, ma già dimostrano idee ed intenti molto chiari: Their Ocean Of Words sono cinque musicisti romani pronti a progettare architetture death/metalcore che sfociano sovente in ritornelli melodici. Convincente la voce di Jacopo Pesciarelli, in grado di interpretare straordinariamente sia gli scenari più cupi e duri, sia quelli più solari. Alle sue spalle si muovono quattro compagni di viaggio che lo sostengono in maniera determinata ed impeccabile: Manuel Tarquini (basso) e Danilo Menna (batteria) formano la possente sezione ritmica, Giacomo Pizza e Mattia Panini delineano con le due chitarre la direzione armonica e melodica della band. "Circles" è un Ep di sei tracce che non lascia dubbi sulla direzione intrapresa, senza alcuna concessione a compromessi o soluzioni ammiccanti. "A Son Of Hatred" (la più dura del lotto), "Above The Empire", "Building Their Own Gomorrah", "Outspoken", "Circles" e "June, 1957" (già pubblicata come singolo qualche mese fa) sono marmo possente con sotto sotto un cuore tenero che pulsa. Un bel biglietto da visita, in attesa di vederli alle prese con composizioni più personali, che potranno lanciarli verso un futuro senz'altro denso di soddisfazioni (Claudio Lancia 6,5/10)
GUIDO CAMPIGLIO - Rumble In The Jungle (2012*, SG)
power-metal
Dopo il promettente ma acerbo esordio di "Saturn", riecco Guido Campiglio, talentuoso chitarrista bergamasco di recente arrivato addirittura a far da spalla a Tarja Turunen dei Nightwish nelle sue date italiane. "Rumble In The Jungle" è presentato con orgoglio dall'artista stesso, che lo definisce senza mezzi termini "il miglior risultato della mia carriera, side-project compresi". Il difetto principale - ma anche l'unico - imputabile a questa sua seconda fatica è l'ennesima mancanza di cura in fase di produzione: il tutto suona molto, troppo "amatoriale", ma troppo patinato per poter essere ricondotto ad una scelta stilistica (lo-fi). Musicalmente, la chitarra è indiscussa protagonista (a tratti in solitaria, come nella powerballad "Skin"), e si muove con perizia fra il power-metal più puro ("C.D.T. Symphony" e la bellissima "Butterfly Suite Op. No. 1", vero pezzo forte dell'album), ammiccamenti neoclassici - a tratti sconfinanti nel kitsch ("Resurrection", con tanto di campionamento dell'ouverture del "Requiem" di Verdi) e ritmi esotici ("Dhalism" e "Dhakkar"). A conti fatti "Rumble In The Jungle", pur soffrendo eccessivamente della poca cura di cui sopra, dimostra la maturità raggiunta da Campiglio e ne rilancia il talento: per raccogliere i frutti di quest'ottima semina sarà però necessario un salto di qualità definitivo. (Matteo Meda 7/10)
*il disco è stato stampato e lanciato a dicembre 2011, ma la distribuzione press e la release ufficiale risalgono a marzo di quest'anno
SURGERY - Reset (2012, Altipiani)
alternative metal, industrial, digital hardcore, dark-wave
I Surgery sono un nome di fama consolidata in territorio industrial - metal, vengono dall'area romana e sono in pista oramai da oltre dieci anni. "Reset" è pregno di atmosfere elettricamente tese, con non pochi riferimenti gothic e la possente presenza di componenti digitali. La band ha consolidato la formazione a cinque, con Daniele Coccia e Cristina Badaraccio importanti presenze vocali (in grado di alternare senza problemi italiano e inglese), Dario Casadei che fa macinare le chitarre, Daniele Antolini al basso, Matteo Castaldi che programma sample e ritmi. L'assenza della batteria, sostituita da una drum machine, rende lo scenario ancor più algido e fortemente imparentato con certe formazioni post-punk, versante dark-metal. Tutto materiale autografo, tranne il canto anarchico di Belgrado Pedrini "Il Galeone" e la rivisitazione di "The Metro" dei Berlin (sì, proprio quelli di "Take My Breath Away") che aggiunge speziature wave. Si tenta anche la chiave cantautorale nella notturna "La ballata dei caduti", ma gli intransigenti fan della prima ora preferiranno senza dubbio i martelli pneumatici di "Mercalli", programmatica sin dal titolo. A fine sequenza spazio al versante techno-trance, con i remix di "Enemy Domine" e "Habitat". Particolarmente curato l'aspetto scenico, con l'utilizzo di maschere e costumi ideati da Sergio Stivaletti, già collaboratore di Dario Argento. (Claudio Lancia 6/10)
DANI MALE & BLACK SABANI - Dani Male & Black Sabani (Musica Sbagliata, 2012)
alt-rock
Dani Male ("La mitomania", "Trauma turgido") ritorna con la sua vita artistica parallela, la sua backing-band Black Sabani (con ex membri di Les Fauves e Julie's Haircut) per il debutto su breve distanza. Ingredienti: meno dadaismo dei dischi solisti, meno stilizzazione, e più arrangiamento pop, con pose persino liriche del cantante ("Cammello"), soprattutto una lussuriosa presa per i fondelli che si concretizza nelle jam un po' spastiche un po' androidi che chiudono le canzoni (notevole quella in lo-fi di "Mi stai sul callo"). Il vero numero è quando (la band-track di chiusa) il combo scimmiotta, storpiandoli, gli ispiratori del nome - oltre al Gigi Sabani buonanima -, i Black Sabbath. (Michele Saran 6/10)
MELATTI - Quando le ore e i minuti sono uguali (2012, DeltaTop)
songwriting, pop intellettuale
Proposta di stampo cantautorale, quella dei Melatti, nati nel 2005 dalla mente di Alberto Fiori e Menotti Minervini a cui si sono aggiunti cammin facendo Andy Bartolucci e Giorgio Amendolara. Il quartetto è fautore di un pop elegante ed intellettuale, per il modo di approcciarsi ai testi, con grande attenzione alle armonie e agli arrangiamenti. Dopo due singoli ("E così è l'amore" e "L'uomo più fortunato", entrambi qui inclusi) escono ora con un Ep di cinque brani, fra i quali spicca la delicata "Avanzo", scritta in onore del giornalista Giuseppe D'Avanzo, che vede la partecipazione di David Rhodes, lo storico chitarrista di Peter Gabriel. In "Empatia" compare Marco Morandi, responsabile della sezione archi. "Quando le ore e i minuti sono uguali" è stato masterizzato da Christian Wright (già collaboratore di Muse e Keane) presso gli Abbey Road Studios di Londra. Tutto molto pulito e a posto, anche sin troppo, tanto che si resta costantemente in attesa di una scossa tellurica che non arriva mai. Ma questi sono suoni che si muovono lentamente sottopelle e raggiungono il cuore: i ragazzi hanno tutte le carte in regola per fare grandi cose (Claudio Lancia 5,5/10)
INFERNO SCI-FI GRIND'N'ROLL - The Rise And Fall And Rise Of Inferno Sci-Fi Grind'n'Roll (2012, Subsound)
hard-punk, industrial
"The Fall And Rise And Fall Of Inferno Sci-Fi Grind'n'Roll" è il terzo parto del folle quintetto romano, che in precedenza aveva dato alle stampe due capitoli all'insegna della moltitudine sonora priva di qualsiasi forma di mordente e ispirazione. Un fiore che non è mai sbocciato, dunque, e che non sboccia nemmeno in un disco che pareva progetttato appositamente per lanciarli nell'olimpo dell'indie cult: composto con la decisione già presa di sciogliersi e forte di un concept apocalittico (benché tutto fuorché "nuovo"), presenta come unica caratteristica la più totale assenza di evoluzioni o variazioni sul tema già noto. Il sound è la "solita", esplosiva miscela di synth-industrial (Nine Inch Nails), hardcore macchiato qua e la' da qualche finta sperimentazione (Flippers) e tanta furia estrema (Ranegan Youth) non priva di una sottile matrice math. Quel che manca è un tocco personale, qualcosa che permetta a tutte queste linee guida di intersecarsi e amalgamarsi, che differenzi un gruppo pieno d'ambizioni da una semplice cover band. Il disco è diviso in tre parti: due sono le "cadute", intervallate da una "ripresa", ma il climax non subisce la benché minima variazione, e non bastano certo una manciata di divertissement dronici di pochi secondi ad alimentare una tanica di benzina stracolma ma quanto più possibile lontana da qualsiasi scintilla. Che l'intento fosse quello di abbandonare le scene con il colpo da maestro o, più semplicemente, di congedarsi regalando ai fan (?) un disco degno di tal nome, il progetto può dirsi fallito miseramente (Matteo Meda 4,5/10)
RAFFAELE VASQUEZ - Senza bastoni fra le ali (2012, Goodfellas)
songwriting
"Senza bastoni fra le ali" è il disco di debutto di Raffaele Vasquez, già tastierista e compositore di colonne sonore. Imbracciata la chitarra acustica, Vasquez tenta disperatamente di riprendere le trame del cantautore metropolitano, che cerca di muoversi fra ironia, vita quotidiana e spensierato realismo. Il risultato, però, è a dir poco agghiacciante: totalmente incapace di donare linfa alle composizioni dal punto di vista musicale, il nostro sembra voler ripiegare tutto il suo impegno sui testi, che si dividono equamente tra estratti manipolati dalle storielle dei novelli cantastorie adolescenziali ("Se mi attraversi all'improvviso", "Toglilo dalla testa", "Ti ho visto andar via", Fabio Volo docet), insulsi racconti di quotidianità nerd ("Download", "Ma che giornata", "Vedo tutto bianco") e cadute rovinose in cui scompare pure la dignità ("Ti giuro firmato Pinocchio", con tanto di battuta su "le Tigri e gli Eufrate" e dialogo botta-risposta à-la-Jannacci). Quel che Vasquez sperava di ottenere con quest'album è tuttora poco chiaro: se il tentativo era ironizzare sulla vita moderna o agganciarsi al filone della satira, il risultato può solo definirsi imbarazzante; se, invece, la speranza era quella di diventare il Federico Moccia della canzone italiana, la strada è senza dubbio spianata e tutta in discesa (Matteo Meda 3/10)
I MOSTRI - La gente muore di fame (2012, Goodfellas)
ELETTROFANDANGO - Achab Ep (Blinde Proteus, 2012)
DRAKKAR - When Lightning Strikes (2012, My Kingdom Music)
THEIR OCEAN OF WORDS - Circles (2012, Autoprodotto)
GUIDO CAMPIGLIO - Rumble In The Jungle (2012*, SG)
SURGERY - Reset (2012, Altipiani)
DANI MALE & BLACK SABANI - Dani Male & Black Sabani (Musica Sbagliata, 2012)
MELATTI - Quando le ore e i minuti sono uguali (2012, DeltaTop)
INFERNO SCI-FI GRIND'N'ROLL - The Rise And Fall And Rise Of Inferno Sci-Fi Grind'n'Roll (2012, Subsound)
RAFFAELE VASQUEZ - Senza bastoni fra le ali (2012, Goodfellas)
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