Francesco De Gregori

Fra le pagine chiare e le pagine scure

Autore: Claudio Fabretti
Titolo: Fra le pagine chiare e le pagine scure
Editore: Arcana
Pagine: 300
Prezzo: Euro 18,50


"Dietro a un miraggio c'è sempre un miraggio da considerare
come del resto alla fine di un viaggio
c'è sempre un viaggio da ricominciare"

 (da "Viaggi & Miraggi", 1992)


Tra le pagine chiare e le pagine scure"Ma fatele quando sono morto, le biografie!". Lo sfogo riservato ad uno dei suoi primi biografi, Enrico Deregibus, la dice lunga sull'idiosincrasia di Francesco De Gregori per i libri dedicati alla sua storia. Non è un'impresa facile, insomma, mettere mano a un volume sulla figura del cantautore romano. Lo ha sempre confessato lui stesso, del resto: "Mi difendo a priori, ho eretto una invisibile muraglia di protezione".
Per cimentarsi nella sfida, "Fra le pagine chiare e le pagine scure" tenta allora un approccio semplice e sovversivo al tempo stesso: mettere al centro le canzoni. La firma del suo autore, Claudio Fabretti, non ha certo bisogno di presentazioni su queste pagine. Ed è proprio nella continuità con la filosofia che ha dato vita a OndaRock che si trova l'essenza dell'approccio di Fabretti, alla prova del suo primo libro: "in comune con l'esperienza di OndaRock c'è il desiderio di accostarsi alla musica con passione e senza pregiudizi", spiega. "Cercando di raccontare e di incuriosire, più che di emettere verdetti".
Non una biografia nel senso tradizionale del termine, quindi, ma piuttosto un percorso trasversale attraverso il canzoniere di De Gregori, inseguendo temi e suggestioni di una delle voci più complesse della canzone italiana. Un taglio che, se da un lato comporta qualche inevitabile ridondanza, dall'altro riesce a sfuggire alla trappola (tipicamente italiana) di quello che Fabretti stesso definisce "il gossip cui ormai è spesso relegata l'informazione musicale su giornali e tv".

È l'amore il punto di partenza del viaggio, con buona pace di tutti i fautori della riduzione di De Gregori allo stereotipo del menestrello impegnato. Perché "proprio nelle canzoni d'amore, forse, si è consumata la sua più importante rivoluzione semantica e concettuale".
Amore colto nel suo atto finale, amore sorpreso proprio mentre sta sfuggendo tra le dita, "quando si acuisce la consapevolezza della sua natura irrimediabilmente incompiuta". Da "Atlantide" a "Compagni di viaggio", è attraverso questa angolatura che De Gregori aggira i canoni della canzone d'amore, costruendo brani dall'impronta cinematografica, fatti di giochi ad incastri e di trame sottratte alla linearità temporale. Ed è in questa prospettiva che anche l'amata-odiata "Rimmel" ritrova la sua verità: "Mai un addio era stato raccontato in modo così tagliente, beffardo, antiretorico. Esattamente l'opposto di quel che andranno vaneggiando quei critici che imputeranno all'intero "Rimmel" un eccesso di svenevolezza e di romanticismo".

Tra cronache di viaggio, scampoli di vite diseredate e occhi di bambini, la strada tracciata da Fabretti costeggia episodi noti e meno noti della discografia del neosessantenne De Gregori. Ma è la visione della storia l'altro tema chiave intorno a cui si incentra l'itinerario tra i versi del cantautore romano: la storia vista attraverso la prospettiva del cuore dell'uomo, "l'infinitamente piccolo in cui si riflette l'infinitamente grande".
Terreno delicato, dove l'universale si intreccia inevitabilmente con il particolare. Anche "Fra le pagine chiare e le pagine scure" non resta immune alla tentazione della lettura in chiave politica. Ma al di là del gioco dei riferimenti più o meno impliciti (Giorgio Almirante ne "Le storie di ieri", Marco Pannella ne "Il signor Hood", Bettino Craxi ne "La ballata dell'Uomo Ragno", tanto per citarne alcuni), il tentativo di tracciare una linea di demarcazione tra destra e sinistra si scontra con le sfaccettature di brani come "Scacchi e tarocchi", "Chi ruba nei supermercati?" o "Il cuoco di Salò". Ha ragione Fabretti, allora, quando conclude che "l'approccio lirico e minimale degregoriano richiede una capacità di analisi che non appartiene certo all'attualità politica".

Il racconto biografico, lungo il dipanarsi di "Fra le pagine chiare e le pagine scure", procede per brevi istantanee, dai giorni degli esordi al Folkstudio ("il senso di appartenenza che univa quei carbonari di Trastevere, in fondo, era quello di una generazione intera"), al buen retiro con Fabrizio De André in Gallura, a bere, fumare, giocare a scacchi e fissare canzoni su un registratore a pile.
Per rievocare il clima plumbeo del famigerato "processo" al Palalido di Milano, quando De Gregori venne messo alla sbarra dopo la fine di un concerto da un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare, Fabretti si affida alla cronaca d'epoca di Mario Luzzatto Fegiz sul "Corriere della Sera". Mostrando come l'alternativa più profonda alla violenza dell'ideologia sia la verità di un'amicizia: un'amicizia attraverso cui riscoprire il proprio volto, un'amicizia capace di costruire invece che distruggere. Per De Gregori si tratta del legame con Lucio Dalla, insieme al quale intraprende l'avventura di "Banana Republic": trionfale tournée che restituisce l'Italia alla musica dopo la stagione degli anni di piombo e attraverso la quale i due "traghettano la canzone d'autore dalle élite alle masse, dissolvendo gioiosamente quella cappa ideologica nella quale erano rimasti loro stessi invischiati".

Francesco De GregoriPur partendo dall'assunto secondo cui spesso, nelle canzoni di De Gregori, è proprio la musica a rappresentare il piatto forte, l'impostazione tematica che caratterizza "Fra le pagine chiare e le pagine scure" finisce per privilegiare necessariamente l'esegesi letteraria. Senza cadere però nel facile equivoco del "De Gregori poeta": "Pretendere che le canzoni siano assimilate alle poesie è un modo indiretto per sminuirne la portata autonoma", osserva Fabretti, "per ridurle a sottocultura, negando loro quella dignità letteraria che proprio in quanto "canzoni", connubio indissolubile di suoni e versi, andrebbe loro riconosciuta".
Più che l'analisi di quel minuzioso catalogo di figure retoriche che fanno di De Gregori un vero e proprio "prestigiatore di parole", conta allora l'essenza di uno stile che Roberto Vecchioni ha efficacemente definito "criptopopolare": "Un linguaggio apparentemente colto, esteticamente ricercato, spesso non immediato ma con lo stesso intento del 'popolare' di cogliere attraverso simboli, astrazioni, translitterazioni il senso dell'uomo, della vita, delle cose". Un linguaggio che corre sempre sul filo dell'evocazione, con una "naturale inclinazione a non fermarsi mai al primo significato delle cose".

Ma non è certo un'agiografia, il ritratto di "Fra le pagine chiare e le pagine scure": i lettori di OndaRock, del resto, sanno bene che non è abitudine di Fabretti risparmiare le bocciature. E anche in questa occasione non mancano i riferimenti ai "momenti di stanchezza" che affiorano nella lunga carriera di un interprete fattosi con il passare degli anni sempre più conservatore. Né mancano i chiaroscuri di un mito da sempre scostante, capace di accogliere con insofferenza il primo successo radiofonico ai tempi di "Alice" o di fare causa a Gianni Morandi per una rilettura non sufficientemente rispettosa di "Buonanotte Fiorellino". D'altro canto, sin dai tempi di "Povero me", De Gregori ha sempre ammesso che "i simpatici mi stanno antipatici": "Negli antipatici scava scava riesci a trovare la simpatia, nei simpatici, basta che scavi un poco e non trovi niente, trovi il nulla, dietro questa apparente simpatia trovi il vuoto".

L'ultima tappa ha un nome e un cognome ben precisi: Bob Dylan. L'icona dylaniana è un controcanto che, nella topografia di "Fra le pagine chiare e le pagine scure", percorre in maniera costante la trama. Una suggestione offerta sin dall'apertura del libro, giocata sul parallelismo tra i vicoli di Roma in cui si infila intirizzito il diciassettenne De Gregori, diretto allo scantinato del Folkstudio, e le strade del Greenwich Village raffigurate nell'indimenticabile copertina di "The Freewheelin' Bob Dylan".
È seguendo le tracce di Dylan che De Gregori scopre la propria America: l'America dalle mille contraddizioni di "Bufalo Bill", l'America terra promessa di "Titanic", l'America croce e delizia da contemplare seduti sul ciglio della strada. Ed è alla corte di Dylan che De Gregori porta la sua band al completo, in occasione di un concerto a Brescia nel 2001: "Ascoltate come suona con la sua band, ho detto ai miei, cerchiamo di fare la stessa cosa". Non è un caso, insomma, che la continua trasformazione delle sue canzoni sul palco ricordi sempre più l'avventura del Never Ending Tour dylaniano, o che i dischi recenti (come l'incisivo "Pezzi") mostrino sempre più esplicitamente l'impronta di quello che De Gregori non ha mai esitato a indicare come il proprio maestro. "Mi sento come il personaggio che Dylan cantava nel finale di 'A Hard Rain's A-Gonna Fall'", riflette. "Starò in piedi sul mare prima di cominciare ad affondare. Conosco bene la mia canzone: fate quel cazzo che vi pare, fate esplodere le vostre bombe atomiche, ma io sto qui e queste canzoni ve le canto comunque".

È proprio questa posizione a prevalere, alla fine, sull'inevitabile alternarsi di alti e bassi di una carriera. "Un'ostinata sfida alla realtà", la definisce Fabretti. Una tensione irrinunciabile, che continua a vibrare nelle canzoni del cantautore romano: "quando ti avvicini a una cosa puoi scoprire che non c'è, che svanisce, e allora ne scorgi un'altra più lontana a cui rivolgerti". Senza mai smettere di andare in cerca di un altro Egitto, per parafrasare il titolo di uno dei suoi più lucidi incubi dylaniani. Perché, come dice De Gregori, "qualunque uomo ha dentro il senso dell'infinito".

(17/04/2011)

Discografia

Theorius Campus (con A. Venditti, BMG/Ariola, 1972)

6

Alice non lo sa (RCA, 1973)

7

Francesco De Gregori (RCA, 1974)

7

Rimmel (RCA, 1975)

8

Bufalo Bill (RCA, 1976)

8

De Gregori (RCA, 1978)

8

Banana Republic (con Lucio Dalla, RCA, 1979)

7

Viva l'Italia (RCA, 1979)

7

Titanic (RCA, 1982)

7

La Donna Cannone (RCA, 1983)

6

Scacchi e Tarocchi (RCA, 1985)

6,5

Terra di Nessuno (CBS, 1987)

6,5

La nostra storia (antologia, 1987)

MiraMare 19.4.89 (CBS, 1989)

5

Catcher in the sky (live, Serraglio, 1990)

Niente da capire (live, Serraglio, 1990)

Musica leggera (live, Serraglio, 1990)

Canzoni d'amore (Sony, 1992)

6,5

Il bandito e il campione (live, Serraglio, 1993)

Bootleg (live, Serraglio, 1994)

Prendere e lasciare (Sony, 1996)

5,5

Le origini (antologia, 1996)

La valigia dell'attore (live, Serraglio, 1997)

Curve nella memoria (antologia, Sony, 1998)

Amore nel pomeriggio (Sony, 2001)

5,5

In Tour (live con Mannoia/Ron/Daniele, Blue Drag, 2002)

Il fischio del vapore (con Giovanna Marini, Caravan, 2002)

7

Pezzi (Caravan, 2005)

7

Calypsos (Sony, 2006)

5

Per Brevità Chiamato Artista (Sony, 2008)

5,5

Work In Progress (con Lucio Dalla, 2cd, live, Warner, 2010)

6,5

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